Christopher Nolan – Memento

«Tutti abbiamo bisogno di ricordi che ci rammentino chi siamo»: ma che succede se, come accade al protagonista di Memento, la mente ci tradisce e ognuno di questi ricordi precipita nel buco nero di un’amnesia? Leonard Shelby, investigatore per una compagnia di assicurazioni, ha visto sua moglie stuprata e uccisa nel bagno della loro casa. A seguito della colluttazione con un aggressore, l’uomo ha iniziato a soffrire di amnesia anterograda, ovvero l’incapacità di memorizzare informazioni recenti. Per aiutarsi, Leonard ha sviluppato un sistema: scrivere tutto. Non solo sul retro delle polaroid che scatta in continuazione, anche sulla sua pelle. Il suo corpo, insomma, è una mappa degli indizi-tatuaggi che lo condurranno a scovare gli assassini della moglie. Perché una cosa Leonard la ricorda bene: vuole vendetta.

In questo suo splendido film, Christopher Nolan segue il protagonista lungo un’investigazione che è, per forza di cose, un percorso non lineare: come Leonard deve ogni volta ricostruire le fila del suo discorso, controllando gli appunti, allo stesso modo lo spettatore è chiamato a “comporre” il film partendo da un montaggio complesso, che procede letteralmente all’incontrario (la scena iniziale, con una polarid che si dissolve in nero). Le cose si complicano ulteriormente quando spunta un’altra pista narrativa, quella di Sammy Jenkis, un cliente della compagnia di assicurazione per cui Leonard lavorava e che sembrava soffrire della sua stessa patologia (anche se Leonard, dalla sue indagini, aveva concluso che l’uomo fingesse per ottenere un risarcimento). Che Leonard e Sammy siano in realtà la stessa persona? Fosse così, sarebbe stato Leonard ad uccidere la moglie (spinto dalla stessa con un trucco, perché incapace di rassegnarsi all’handicap del marito), e la storia dell’incidente sarebbe solo un alibi mentale, per sopportare il dolore.

Il punto focale di Memento è l’ossessione, un tratto ricorrente tra i personaggi nolaniani, tutti individui smarriti, che mentono a se stessi e si “condannano” ad una missione pur di dare un senso alla propria vita. Sul finale del film, Leonard contraffà gli indizi: il colpevole ora è Teddy, un poliziotto che in passato ha approfittato della sua amnesia per farsi aiutare con i suoi traffici. Leonard distorce quindi di proposito la realtà: lo fa adesso, e non c’è ragione di supporre che non l’abbia già fatto e non lo rifarà ancora. La sua vendetta non può avere fine, perché darsi uno scopo, per uno che non ha memoria, è di gran lunga più importante che assolvere alla missione, dal momento che del piacere del compito svolto dopo non rimarrebbe nulla. Se non la sgradevole sensazione che, chiusi gli occhi, il mondo fuori cessi di esistere…

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