Giuseppe Tornatore – La leggenda del pianista sull’oceano

Danny Boodman T. D. Lemon Novecento (Tim Roth). È un nome che non si dimentica. Un po’ perché suona bene, un po’ perché porta con sé la magia di una storia che non ci si stanca di ascoltare.

Novecento è nato nel ventre del Virginian, un’enorme nave che all’inizio del secolo scorso collegava l’Europa all’America. I passeggeri scendevano di lì il più in fretta possibile, pieni di attese e speranze, attratti dalla possibilità di ricominciare una nuova vita. Novecento però, cresciuto tra l’affetto e le cure di uno dei macchinisti della nave e di tutto il resto dell’equipaggio, da lì non è mai sceso.

La scaletta è un ponte impossibile da percorrere, verso uno spazio troppo grande, un luogo sterminato in cui Novecento non sa camminare. Sull’oceano invece sa fare tutto, soprattutto suonare. Nessuno sa come abbia imparato, semplicemente una notte, da bambino, ha iniziato e non ha più smesso. Accompagna la traversata di centinaia di persone suonando il pianoforte con l’Altlantic Jazz Band in prima classe e da solo in terza. E in quei momenti, mentre tutti lo ascoltano ammaliati, ballano e si sentono all’improvviso meno soli, lui se ne va. Conosce il mondo attraverso quelle persone. Le guarda e ripercorre i passi da cui provengono e le segue fin dopo lo sbarco.

Una storia però esiste soltanto se, insieme a qualcuno che la ascolta, c’è qualcuno che la racconta. Max Tooney (Pruitt Taylor Vince) ha suonato per alcuni anni la tromba sul Virginian, stringendo una forte amicizia con Novecento. Quando, molti anni dopo la loro separazione, scopre che la nave, ormai in disuso, sta per essere demolita, ripensa al vecchio amico e viene colto da un improvviso timore.

Tornatore riprende Novecento, l’intimo monologo di Alessandro Baricco, per farne un film denso di immagini e musiche. Non si può negare che in alcuni punti probabilmente sia un po’ prolisso ed enfatico ma non è un film che chiede di essere analizzato. Tornatore vuole arrivare dritto al cuore e sa come farlo. Morricone in questo lo aiuta ed insieme creano delle scene indimenticabili. La danza con il pianoforte e il duello con FerdinandJelly RollMorton sono tra i momenti più suggestivi ed emozionanti del film.

Il peso del mondo, delle enormi possibilità che esso contiene, non è tollerabile per chi, come Novecento, sa creare l’infinito avendo però a disposizione soltanto un numero ben definito di tasti. E mentre ci guarda, mentre guarda le nostre vite dalla sua nave, percepiamo la sua paura e vorremmo dirgli che in fondo qui non è poi così terribile, ma sappiamo anche che se scendesse da quella nave Novecento smetterebbe di essere Novecento. E forse non è un compromesso che vogliamo accettare.

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