Bernardo Bertolucci – La commare secca

La commare secca è il lungometraggio che segna per Bernardo Bertolucci, ad appena ventuno anni, l’esordio alla regia. Il soggetto è di Pier Paolo Pasolini, al fianco del quale il regista parmense aveva lavorato sul set di Accattone giusto poco tempo prima, ed è ispirato, in parte, a Ragazzi di vita (1955).

Il Bertolucci de La commare secca, però, è solo apparentemente “pasoliniano”. È un Bertolucci che ancora si cerca e pare cercarsi sulla orme del regista friulano – non sa ancora che si ritroverà altrove (o forse lo sa, e chissà che non abbia scelto proprio per questo, nel film, un friulano per il ruolo dell’assassino). Oltre Pasolini lo è già in questa prima prova, una “prova di distacco”, non solo stilistico, dal maestro: gli uomini di Bertolucci vivono una vita senza scopo, camminano senza meta, consumano il tempo, non chiedono perché, sembrano avere come unico punto d’arrivo certo la morte, la «commaraccia secca» di cui parla il Belli nei versi de Er tisico che hanno ispirato il titolo del film e che vengono citati nella scena finale («e già la Commaraccia / secca de strada Giulia arza er rampino»).

La prima scena rappresenta bene quel “cinema di poesia” di cui ha tanto parlato Pasolini. Ponte Marconi. Il rumore forte d’un mezzo che sentiamo soltanto. Stracci di giornale portati dal vento: giù dal ponte, poi in aria, quasi cordiandoli o foglie in autunno; volteggiano lungo un muro, poi tra l’erba alta, dove restano impigliati, quasi, tra le foglie sottili, lunghe. Il vento. I pezzi stracciati del giornale sfiorano pure il corpo esanime d’una donna. La sua storia inizia così, con le note di Piero Piccioni che, col vento, l’accarezzano; mentre tutto continua, mentre gli stracci volteggiano e il vento soffia, lei, la “commare secca”, resta lì, riversa a terra: morta.

«La verità vi renderà liberi»: è questo versetto del Vangelo di Giovanni che appare su una delle locandine del film, un lungometraggio che si presenta come ricerca continua di una verità che i racconti dei protagonisti non fanno che deformare: un giallo. Una donna, una prostituta per la precisione, è stata uccisa: chi è stato a toglierle la vita e perché rimane da scoprire. Un giallo, sì: con interrogatori, volti, storie false e storie vere. Per questa mescolanza di verità e bugia, ma anche per la varietà e la sovrapposizione dei punti di vista, La commare secca rimanda a Rashōmon (1950) di Akira Kurosawa. Ad esser protagonista è sempre quel sottoproletariato romano tanto caro a Pasolini, ma gli uomini di Bertolucci non hanno meta, sono stracci di giornale portati dal vento mentre il sole sorge – e dove, chissà: certo è solo che inciamperanno nella «commaraccia secca» e finiranno infine pure loro per giacere senza più futuro davanti riversi al suolo.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie