Sopravvivere alla tragedia: l’11 settembre al cinema

La mattina dell’11 settembre 2001, alcuni estremisti islamici affiliati ad Al-Qaida dirottano quattro voli civili verso precisi obbiettivi: due aerei si schiantano contro le Torri Gemelle del World Trade Center a New York, il terzo contro il Pentagono, mentre il quarto precipita in un campo della contea di Somerset in Pennsylvania, dopo l’estremo tentativo dei passeggeri di riprendere il controllo del mezzo.

Qual è stata la risposta del cinema a quei tragici momenti? A un anno dagli attentati, viene proiettato sul grande schermo 11 Settembre 2001, un progetto prodotto da Alain Brigand a cui prende parte un gruppo di registi internazionali, tra i quali ricordiamo Sean Penn, Mira Nair e Ken Loach. Si tratta di undici cortometraggi, ciascuno della durata simbolica di undici minuti, nove secondi e un fotogramma.

Di tutti i film legati all’11 settembre, il più famoso è senza dubbio Farenheit 9/11 di Michael Moore, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2004. Secondo il regista, gli attentati alle Torri Gemelle e la successiva “guerra al terrore” fanno parte di un unico progetto che nasconde degli interessi economici privati. All’indomani dell’11 settembre nasce una vera e propria retorica militare, volta a legittimare le guerre in Iraq e in Afghanistan (per un approfondimento sull’argomento vi consiglio Linguaggio collaterale – Retoriche della guerra al terrorismo di John Collins e Ross Glover). Era sufficiente menzionare alcuni termini, come “antrace”, per scatenare il panico generale: è chiaro che attraverso l’utilizzo di particolari parole chiave nei discorsi pubblici, l’amministrazione Bush era in grado di fare leva sulle paure della popolazione, che intravedeva nella guerra non solo uno strumento utile per combattere il terrorismo, ma una vera e propria necessità per la sicurezza nazionale.

La teoria del complotto ipotizzata da Moore è sostenuta anche dal regista Dylan Avery in Loose change: final cut, una serie di documentari sull’11 settembre realizzati tra il 2005 e il 2009, e in Zeitgeist: the movie di Peter Joseph: questo lavoro, diviso in tre momenti, parte indagando la religione cristiana come mito, proponendo una lettura astrologica della Bibbia; segue una riflessione sulle eventuali cospirazioni politiche alla base degli attentati dell’11 settembre; infine, il film denuncia il potere dei grandi gruppi bancari americani (prima fra tutti la Federal Reserve) i quali, mediante la strategia della paura, sarebbero indirettamente in grado di controllare le masse.

Del 2006 sono World Trade Center e United 93: il primo, di Oliver Stone, racconta la caduta delle Torri vista con gli occhi di due agenti della polizia portuale di New York; il secondo, di Paul Greengrass, narra la vicenda del volo 93 della United Airlines, precipitato in Pennsylvania. Fu l’unico aereo a non colpire uno degli obbiettivi prefissati dai terroristi: il film è una ricostruzione la più fedele possibile del coraggio dei passeggeri e del personale di bordo, che ha permesso al piano omicida di fallire. La produzione ha lavorato in stretta collaborazione coi famigliari delle vittime che, per dimostrare il sostegno alla pellicola, hanno presenziato in gran numero alla première del film.

La 25ª ora di Spike Lee (qui la nostra recensione) non è strettamente legato all’11 settembre, ma fu comunque uno dei primi film a mostrare “Ground Zero”: inoltre, uno dei protagonisti è un ex vigile del fuoco in pensione, il cui pensiero fisso sono i colleghi morti durante gli attentati. Per il resto, la trama si concentra sulle vicissitudini di uno spacciatore, interpretato da Edward Norton.

Al Festival di Berlino Molto forte, incredibilmente vicino di Stephen Daldry è riuscito a commuovere pubblico e critica. L’omonimo libro di Jonathan Safran Foer (Ogni cosa è illuminata) da cui è tratto è stato uno dei primi romanzi ad affrontare il tema dell’11 settembre: il piccolo Oskar Schell ritrova nel guardaroba del padre, morto durante gli attentati, una chiave che apre qualcosa, ma cosa lo dovrà scoprire cercando per le strade di New York. È grazie a questo “viaggio” che il bambino tenterà di dare un senso alla sua perdita.

(Molto forte, incredibilmente vicino )

E il cinema europeo? In Italia, nel 2007, la casa di produzione Telemaco ha lanciato il film Zero: an investigation into 9/11: sulla pista del film di Moore, il documentario raccoglie delle prove che smentiscono e contraddicono la versione ufficiale degli attentati rilasciata dal governo americano. Nel 2003 in Germania esce L’amico, che ritrae il rapporto d’amicizia tra un giovane di Berlino di nome Chris e il suo coinquilino musulmano Yunes, membro di un gruppo di studio con idee radicali sull’Islam. Poco prima degli attentati alle Torri Gemelle Yunes scompare e, in seguito, Chris sospetta che l’amico fosse direttamente responsabile dei fatti accaduti a New York. In Francia, spicca il lavoro dei fratelli Jules e Gédéon Naudet, 9/11, che la mattina dell’11 settembre si trovavano proprio a New York, diventando improvvisamente testimoni oculari dell’impatto dell’American Airlines 11 contro la Torre Nord, e riuscendo a registrare il momento del crollo.

Concludo con un riferimento al “progetto Rebirth”, un’organizzazione no-profit che nel 2001 ha realizzato un lungometraggio intitolato Rebirth, in cui viene evidenziata la volontà da parte della popolazione civile statunitense di risollevarsi dal colpo ricevuto, ricostruendo i luoghi distrutti, oltre che la loro identità nazionale.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie