Carboneria Letteraria & Friends – MarcheNoir

La regione delle dolci colline dorate che delicatamente scendono a valle per sgretolarsi in spiagge vellutate gentilmente lambite dal mare è altro da ciò che sembra. Per chi non lo avesse capito leggendo NeroMarche, la prima antologia di racconti noir pubblicata da Italic peQuod a cura del collettivo di autori che va sotto il nome di Carboneria Letteraria, ecco una seconda possibilità: MarcheNoir.

Fresca di stampa, la nuova miscellanea di novelle nere con ambientazione marchigiana ha proprio questo intento: destituire l’ipocrisia e sporcare di realtà la nomea da località pacifica e idillica che accompagna le Marche un po’ ovunque nel resto d’Italia e d’Europa. E, se è vero che il noir per suo implicito statuto indaga le contraddizioni sociali e spiffera ai quattro venti vizi e abusi, quest’antologia ha anche il merito, tutt’altro che superfluo dati i tempi che corrono, della denuncia.

Ecco quindi che, tra prove di redazione più o meno riuscite, gli scrittori di Marchenoir dipingono scorci inconsueti e sovvertono l’immaginario standard introducendo il lettore nell’universo fosco di certa marchigianità, quella che, come dicono Andrea Bacianini e Antonio Madamma nella breve nota introduttiva, marcisce sotto la sua arcaica propensione al vizio capitale dell’invidia.

La presunta prosperità “made in Marche”, raggiunta grazie all’altrettanto presunta laboriosità dei suoi abitanti, lascia il posto ad un quadro di degrado sociale, che sfocia sovente nella povertà e nell’emarginazione. Non a caso l’antologia si apre e si chiude con due racconti che hanno per protagonisti dei senzatetto, invisibili anime che popolano anche le ridenti cittadine marchigiane, aggirandosi con il proprio bagaglio di esperienze “deviate” e l’immancabile cartone di vino da iperdiscount sotto braccio. Per non parlare poi del paesaggio, quello in apparenza amabile e discreto decantato da un recente spot pubblicitario interpretato da Dustin Hoffman, che nasconde, e neanche troppo bene, elementi di scempio architettonico e ambientale. Un esempio su tutti, l’orrore della raffineria Api che con i suoi fumi tossici e la sua oscena imponenza fa da corollario al racconto di Alessandro Morbidelli, Perdonato sia Lucifero e alle esistenze dei malcapitati cittadini di Falconara.

Insomma, in MarcheNoir ci sono le Marche vere, quelle anche brutte, sporche e degradate che chiunque voglia guardare oltre il prodotto ben confezionato della regione mitizzata potrà facilmente toccare con mano. Attenti però, perché come dice uno degli autori indicizzati nell’antologia, Luca Pakarov, «buttare l’occhio oltre la siepe, trovarsi a tu per tu con l’infinito leopardiano, sarebbe un bello spavento».

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