Quattro individui avanzano decisi nella notte. Uno di loro trascina un corpo senza vita, che abbandona di fronte a una farmacia. Sono dei tossici in cerca di stupefacenti: il colpo è sicuro, hanno le chiavi, dal momento che della gang fa parte il figlio del proprietario dell’esercizio. Tuttavia, qualcosa va storto: il furto si risolve in uno scontro a fuoco con la polizia, in cui muoiono tre poliziotti e tre componenti della banda. Sopravvive solo una ragazza, seduta sotto il bancone, in attesa della sua dose. Processata, viene condannata all’ergastolo. Non sconterà mai la sua pena: ufficialmente muore suicida in carcere mentre, in realtà, viene scelta dal governo e addestrata a diventare uno spietato killer.
Un certo Bob illustra alla giovane quello che sarà il suo destino: o accetta l’alternativa che le è stata offerta o sarà eliminata. Lei, Nikita, si sottopone all’addestramento e, nonostante le difficoltà iniziali, causate soprattutto dalla sua scarsa disciplina, riesce a completare in tre anni il programma. Le viene fornita una nuova identità: ufficialmente il suo nome è Marie, e lavora come infermiera, mentre per le missioni il nome in codice è Josephine.
Nikita di Luc Besson mantiene un sapore squisitamente europeo (al contrario de Il quinto elemento, realizzato per il mercato americano), in cui a momenti di tensione si alternano attimi più intimi, in cui l’accento è posto sull’interiorità della protagonista, da tossica della banlieue parigina a freddo sicario. Nikita per professione è costretta alla violenza, ma, nel profondo, presenta una fragilità e un bisogno di normalità molto forti. L’impossibilità (a causa del suo passato) di avere un futuro l’avvicina a Léon, protagonista della successiva pellicola di Besson, a sua volta killer professionista, la cui dura corazza viene scalfita dall’incontro con Mathilda.
L’unico momento in cui Besson sembra un po’ esagerare è nelle scene iniziali, durante la sparatoria in farmacia (è incredibile come un caso di microcriminalità si trasformi nella Terza guerra mondiale che, quasi a fatica, le forze dell’ordine, armate fino ai denti, riescono a placare.) Per il resto, Nikita è una prova riuscita del regista francese, che, appunto, bissa il successo qualche anno dopo con Léon, con una controparte maschile molto simile all'”umana, troppo umana” Josephine.