Cat’s Eyes – Cat’s eyes

Cat’s Eyes, ovvero un soprano classico, polistrumentista (Rachel Zeffira), e il frontman di una band gothic-wave che pare uscito da un episodio della Famiglia Addams (Faris Badwan degli Horrors), alle prese con una manciata di bozzetti pop-visionari. Come a dire, le vie della psichedelia, per quanto lastricate delle stesse mattonelle di sempre, sono infinite. Ma se i riferimenti sono espliciti e facilmente individuabili (Scott Walker e i “girl group” anni ’60, Phil Spector), il debutto dell’inedito duo ha dalla sua la capacità, non comune di questi tempi, di amalgamare il tutto in chiave personale, a tratti persino brillante.

Che ostentino un piglio sbarazzino (Cat’s eyes) o indulgano in liquide sospensioni (The best person I know), le tracce risultano sempre venate da una sottile inquietudine, perfettamente in bilico tra sogno e follia. La poesia orchestrale di I’m not stupid rivela ascendenze folkie, mentre i fiati di Bandit sembrano accennare ad un’epica morriconiana da spaghetti-western: è però un’impressione, giacché il pezzo, in realtà, opta per i lidi di un pop ammiccante, misterioso, persino sensuale. Al lento brumoso di Not a friend (un po’ Roberta Flack, un po’ Nico) si contrappone la più grintosa Face in the crowd, mentre l’ariosa The lull (con fiati ed archi) fa da contraltare alla litania sinistra di Sooner or later, scandita da un battito monotono, che la conduce ad un finale cacofonico, rumorista. La dialettica tra artigli e carezze, nel finale, si sustanzia del distico Over you/I knew it was over: ammaliante la prima, raccolta ed elegiaca la seconda, ma entrambe distaccate, come si conviene a dei cantori dall’oltretomba, ormai lontani dalle passioni dei comuni mortali. Stereotipi, certo, ma tutta la musica di Zeffira e Badwan è costellata di cliché: il punto, però, è che questi non fungono da pretesto per brani alla disperata ricerca di un senso, ma da puntelli per melodie ben definite, arrangiate con gusto e cantate con piglio da “Bella & Bestia” spiritati e un po’ flaneur .

Insomma, qui ce n’è sia per i fanatici della nuova ondata “dark” (magari di quella più leggera e subdola), che per gli amanti del vintage marchiato Sessanta. Le vie della psichedelia sono infinite, si diceva, e «non c’è niente di certo» (Cat’s eyes): ma se il risultato sono due “occhi di gatto” così, mica è un male…

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