Kevin Munroe – Dylan Dog. Il film

«Da quanto tempo non leggi un fumetto? Forse è il momento di ricominciare. Dylan Dog. Fumetto d’autore, fumetto d’orrore» recitava La Repubblica nell’ottobre 1986, mese e anno di uscita del primo numero della serie regolare di Dylan Dog, L’alba dei morti viventi. Il creatore del personaggio, Tiziano Sclavi, sceglieva di puntare sul genere horror, senza però trascurare tematiche a sfondo sociale: da sempre Dylan Dog è un fumetto in parte pedagogico, un prodotto culturale completo e per certi versi anche complesso, tanto sono ricchi i dialoghi e intricate le trame. Il successo della serie fu immediato e nei successivi 25 anni di pubblicazioni Dylan Dog ha conquistato intere generazioni, risultando oggigiorno il fumetto più letto in Italia.

Il film di Kevin Munroe ispirato a Dylan Dog è destinato a far storcere il naso agli aficionados del fumetto. In primo luogo, scompaiono molte delle figure chiave, da Groucho, fedele ed eccentrico assistente di Dylan Dog, all’ispettore Bloch. Via anche il leggendario maggiolone Volkswagen, troppo simile al disneyano Herbie. Se consideriamo, infine, che la storia ha come location New Orleans e non Londra, possiamo dire che il quadro è del tutto (in)completo. Anzi no: a peggiorarlo, la scelta del protagonista, Brandon Routh. L’attore non è nuovo al mondo dei fumetti, dal momento che ha vestito i panni di Superman negli ultimi film dedicati al supereroe: tuttavia quell’aspetto da belloccio americano non si addice all’Indagatore dell’Incubo, personaggio più esile, etereo e dallo sguardo malinconico. La storia stessa è piuttosto banale e non riprende (per fortuna) nessun episodio tratto dal fumetto: Dylan Dog sceglie di andare in pensione anticipata e si trasferisce a New Orleans deciso a smettere con la sua professione di investigatore. Ma l’accorato appello della bella di turno, a cui è stato ucciso il padre da un essere mostruoso, lo convince a ritornare sulle sue decisioni.

Dylan Dog è un prodotto piuttosto articolato ed è difficile concentrare i temi trattati in più di vent’anni di uscite mensili, ristampe, raccolte e speciali nei canonici tempi filmici. Ma al di là di qualsiasi tentativo di mitigare la feroce stroncatura del pubblico, che è stata piuttosto unanime, Dylan Dog – Il film rimane comunque la classica “americanata” destinata a piacere solamente (e forse nemmeno) a chi non ha mai preso un albo in mano e, non potendo fare paragoni, si limita a vedere in tutta tranquillità un classico filmetto da sabato sera.

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