Lumerians – Transmalinnia

Quintetto di stanza nella Bay Area, i Lumerians, dopo un primo EP omonimo pubblicato nel 2008, tornano sulle scene con quello che è, a tutti gli effetti, il loro debutto. Ispirato alle visioni trascendentali del poeta Eugene Von Bruenchenichein, Transmalinnia gioca amabilmente con gli stereotipi kraut e space rock, confezionando nove tracce, tra strumentali e cantate, godibilissime, contraddistinte a tratti da una raffinatezza che ne riscatta la sostanziale mancanza di novità.

“Droning dance music” è l’espressione che i Lumerians adottano per descrivere la loro musica, e in effetti un briciolo di verità in quest’etichetta c’è: la sezione ritmica, infatti, pur nel sostanziale minimalismo che la contraddistingue, non disdegna soluzioni groovy. Merito del basso pulsante di Marc Melzer, della batteria metronomica di Chris Musgrave e dei tribalismi lisergici di Luis Vasquez, che erigono le fondamenta a partire dalle quali chitarre, synth e tastiere (i polistrumentisti Tyler Green e Jason Miller, e lo stesso Vasquez) disegnano traiettorie sonore acide, fantasmatiche, dotate di una discreta capacità evocativa.

Ne sono un esempio l’agghiacciante “urlo” dello strumentale Xulux (una sorta di litania cerimoniale dall’afflato cosmico, in perfetto stile Sixties), la cantilena di Atlanta brook, Caialini rises (più martellante e oscura, lacerata da rumori e distorsioni immani) e il deliquio glaciale di Gaussian castles. Ma il capolavoro dell’album rimane Longwave (oltre nove minuti), che liquefà un motivo funereo à la Joy Division (I remember nothing il riferimento), sospinta da estenuate cadenze bluesy, fino a trasformarla in un grumo gelatinoso di cacofonie, che riprende forma nel finale, contraddistinto da cori tanto spettrali.

Interessanti anche il boogie di Burning mirrors, le inflessioni progressive di Black tusk e della contemplativa Melting space (pregevoli i cambi di tempo e gli intarsi strumentali), e gli esotismi spiritati e deflagrati di Hashshashin, pezzi che completano un lavoro forse non imprescindibile ma di sicuro valore, che proietta il quintetto americano nel firmamento delle giovani promesse.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie