The Death of Anna Karina, gli intellettuali del post-hardcore

Con il suo sound abrasivo, tormentato, ossessivo, figlio del post-hardcore e dello screamo (senza dimenticare influenze new-wave), “Lacrima/Pantera”, secondo lavoro degli italiani The Death of Anna Karina, s’è imposto come uno dei dischi più intriganti di questa prima parte del 2011. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Davide Gherardi, chitarra e synth della band.

Cominciamo dal principio – dal nome, per la precisione. Come mai avete scelto proprio un moniker come The Death of Anna Karina, che s’ispira ad Hanna Karin Blarke Bayer (nota, per l’appunto, come Anna Karina), modella per Coco Chanel e in seguito, dopo aver sposato Jean-Luc Godard, volto-simbolo della “Nouvelle vague”?

Il nome nasce nel lontano 2002, come titolo dell’album degli Inedia, la band da cui derivano i The Death of Anna Karina. Si tratta di un riferimento al film Vivre sa vie come filtrato attraverso l’interpretazione critica della saggista Susan Sontag (“On Godard’s Vivre sa Vie”, apparso nel 1964 ed ora raccolto in Contro l’interpretazione).

“Lacrima/Pantera” è il vostro terzo disco, successore dell’ottimo “New Liberalistic Pleasures”. La prima novità che balza subito all’orecchio è l’uso, nei testi, dell’italiano e non più dell’inglese. A cosa è dovuta la scelta? Come mai avete avvertito l’esigenza di ritornare alla lingua madre?

Volevamo confrontarci con l’armatura lessicale italiana, e d’altro canto non temevamo più che l’effetto “rock italiano” del cantato soverchiasse la nostra identità musicale, soprattutto ora che certi gruppi musicali hanno sdoganato quanto prima era frequentato soltanto da settori ristretti del pubblico. Inoltre, dopo aver sperimentato varie tournée all’estero, volevamo tornare ad essere attivi anche qui da noi, in Italia, soprattutto in questo momento storico.

Le liriche più che essere cantate in molti casi sono recitate (in un modo che, per altro, richiama talvolta alla mente Emidio Clementi, il leader dei Massimo Volume). È una semplice questione di metrica, dovuta alle caratteristiche della nostra lingua, oppure volevate dare un tono più “teatrale” al disco?

Certamente, ad un certo punto della nostra formazione musicale, il recitato spigoloso ed avvolgente di Clementi, le immagini che le sue parole hanno consegnano all’esperienza collettiva del ricordo, e la voce aspra di Federico Fiumani, i suoi testi così immediati ed al contempo suggestivi, sono riusciti a sopprimere tutto quanto non potevamo più sopportare dell’italiano cantato (gli slanci goffi e patetici del pop, i ritornelli sciroppati, i virtuosismi enfatici ed autocompiaciuti, le cattive imitazioni di qualche cantautore americano, il residuo ineludibile della canzonetta ecc…). Quel tipo di approccio è stata decisamente un’esperienza incisiva: ha lasciato il segno. Per divenire, in seguito, soluzione cogente.

Altro elemento che ci sembra di aver colto dall’ascolto dell’LP è un sound meno influenzato, rispetto a “New Liberalistic Pleasure”, dalla new-wave e più vicino al post-hardcore di Fugazi, Big Black, Shellac, Jesus Lizard e Il Teatro degli Orrori – senza dimenticare, ovviamente, le immancabili derivazioni screamo

Hai scomodato un pantheon di gruppi che mantiene una posizione di rilievo nella formazione del nostro gusto! Abbiamo certamente cercato di trascendere il sound più sardonicamente “allegro” (diciamo punk-funk) di “New Liberalistic Pleasures” per andare verso una configurazione di suono ed arrangiamento più cupa ed ossessiva. La scelta punta a riconsegnare alla dimensione live un’impronta sonora precisa e compatta: mira a proporre alla percezione del pubblico una sensazione di impatto quasi fisico, di “massa” oltre che di energia.

E in effetti “Lacrima/Pantera” dà l’impressione di un lavoro estremamente coeso, più compatto, per l’appunto, e “a fuoco” (oltre che più disperato) rispetto al suo predecessore…

Sì, credo che sia così. Si tratta di un lavoro che è cresciuto consolidandosi nel corso del tempo. “Lacrima/Pantera” è frutto d’innumerevoli stesure intrecciate, mentre il suo predecessore era un corpo patchwork, di cui si intravedono le suture ancora rosee dei vari trapianti di idee che vi abbiamo innestato. “Lacrima/Pantera” dietro un’anima istintiva cela una macchina nervosa, munita di paratie, di fessure e filtri da cui sorge l’emozione più cruda e sanguigna…

Oltre che nella sapiente orchestrazione delle partiture (che non rinunciano comunque ad incorporare anche spunti elettronici e sventagliate post-punk), ci sembra che la forza del disco risieda soprattutto, da un lato, nella precisione chirurgica con cui esso delinea un vortice furioso di angoscia esistenziale, e dall’altro nella sua vis comunicativa, nella sua capacità di trasmettere questo malessere all’ascoltatore con straordinaria immediatezza…

Siamo sicuramente nell’era del “malesserismo” musicale, e la musica è un valido ago di sismografo nel cogliere quanto si agita nel profondo di ciascuno. D’altronde, come potrebbe essere altrimenti, dato lo scenario che ci circonda?

Tra gli highlight dell’album c’è sicuramente Dissoluzione, brano che forse sintetizza al meglio il mix di rocciosità e nevrosi che caratterizza la vostra musica…

Dissoluzione è un brano che possiede la cadenza di una processione carnascialesca. Come in un quadro di Ensor [James, pittore simbolista e proto-impressionista belga, vissuto tra il 1860 e il 1949, N. d. R.]: una parata di maschere morte. Il testo è lacerato da una pulsione eretica e sfocia in una sorta di invettiva religiosa, ossia irrazionale, amorosa, impregnata di sangue e pietà…

Per Scherzo e soprattutto Vile Omicidio (forse il capolavoro dell’album) sono anch’essi brani estremamente suggestivi. La seconda, in particolare, si fa ricordare oltre che per la sua costruzione (a metà il brano rallenta la sua marcia, sprofondando in una specie di torrido incubo elettrico) anche per un testo carico di riferimenti alla cronaca nera…

Il Vile Omicidio trova il suo addentellato nel riferimento ad una serie di vicende della storia italiana più recente. È un grido di protesta e frustrazione verso un’escalation di violenza continua e soffocante cementata dagli abusi di potere, fomentata dalla deriva istituzionale, dall’insorgenza della antipolitica come unico assetto possibile tra le persone e le istituzioni, dalla corruzione estrema dei nostri politici, tutti eventi a cui la nostra generazione ha assisto, inerme, in questi anni. Si tratta del nostro commento al filo di sangue che ricollega i gravi fatti del G8 di Genova, che ancora non hanno trovato adeguato risarcimento né sistemazione nella coscienza collettiva, ad alcuni tragici episodi che hanno visto figure preposte a vigilare l’ordine macchiarsi di delitti orribili che rivelano anche lo stato di estrema malattie dei nostri organi istituzionali e l’insorgenza di gravi rigurgiti di paleo-fascismo.

Nelle chitarre di Anticipazione della Notte pare di scorgere sfumature new-wave. Ed anche Così che Non Potranno più Crederci sembra figlia del rock post-’77…

Certamente, sono pezzi che hanno un mood retrò!

Torniamo un attimo alle liriche. I testi citano in maniera notevolmente intrigante Brecht (Gli Errori e Di Fronte a Noi il Nulla), Beckett (Un’ultima volta) e Camus (Per Scherzo). A leggerli, sembra di trovarsi di fronte ad altrettante cartoline dall’inferno, ad tormentati atti di contrizione in cui si mescolano malessere personale e denuncia degli orrori della Storia (la guerra di Sparate Sempre Prima di Strisciare) e della crudeltà degli uomini (Per Scherzo e la già citata Il vile omicidio)…

Gli autori citati sono tutti grandissimi maestri letterari. Non bisogna avere i polsi tremanti accostandosi a questi cantori dell’assurdità: nei loro testi c’è una forza latente che attende di essere riemersa non solo in un contesto teatrale o letterario, ma ovunque, nella vita.

Adesso che il disco è uscito, è d’obbligo chiedervi quali siano le vostre aspettative al riguardo. Del resto, sin dall’esordio avete avuto sempre più riconoscimenti all’estero che non nel nostro Paese. Forse è ora di invertire la rotta…

Mah, non ho proprio idea di come sarà accolto il nostro disco. Finora, a parte la vostra recensione e la presente intervista e poco altro, ho colto molta superficialità nella cosiddetta “critica indipendente”. Sembra che molti “ragionino” (se così si può dire) secondo rimasticature di opinioni già formulate e modelli precompilati, senza ascoltare veramente la musica o i testi…

Per quanto concerne il tour, avete già stabilito le date? E le esecuzioni dal vivo saranno fedeli agli originali presenti sul CD oppure cercherete di introdurre qualche variazione per spiazzare i vostri fan?

Per il tour ci stiamo appoggiando alla Grinding Halt, di cui siamo molto soddisfatti! Le date le troverete nel nostro sito (che rinnoveremo presto). Dal vivo non ci saranno grandi modifiche, almeno per ora, sebbene sia prevista una collaborazione per la proiezione di visual dedicati con un giovane artista che avrà carattere eccezionale (credo).

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