Anna Calvi – Anna Calvi

Il blues – ma corrotto, torbido – e la grandeur classicheggiante: non ha scelto una trama facile per il suo debutto Anna Calvi. Le sue ballate fanno perno su arrangiamenti scarni ed espressivi, con chitarra, basso, violino, harmonium e percussioni a stendere un tappeto rosso sangue su cui s’adagiano un pugno di melodie fantasmatiche. Di sé, la musicista inglese (mezza italiana per parte di padre) dice di amare Captain Beefheart, Ravel, Debussy e Maria Callas. Tuttavia, non sarebbe un esercizio totalmente ozioso considerare il suo debutto come l’equivalente in musica di certi deliri lynchiani.

Al di là dei nomi, il risultato è quello che conta, si sa. E No more words, Desire e Suzanne and I mostrano idee e personalità, nonostante certe influenze (PJ Harvey, Patti Smith e Arcade Fire) siano evidenti. Grinta ed eleganza: First we kiss parte piano per poi esplodere in martellanti passaggi polifonici, che si sciolgono nel fraseggio di un violino arioso. La chitarra della Calvi è capace tanto di accompagnamenti soffusi quanto di sfuriate noise-rock, senza dimenticare incursioni flamenco. A dimostrarlo, oltre all’opener, Rider to the sea, la superba The devil, atto di contrizione a tempo di valzer tra Diamanda Galas e il Morricone più enfaticamente western. Gemiti glaciali introducono la maestosa cavalcata di Blackout, che si stempera nel blues sghembo di I’ll be your man: una sferragliante Telecaster in twang affonda il suo coltello su una tappezzeria di bassi e percussioni (impossibile non pensare a Tom Waits), mentre si fa largo una nenia carica di tensione, squarciata da improvvise impennate. La pulsante Morning light è percorsa da una febbre sotterranea: per contrappasso, il cantato operatico, retto dal lavoro dell’harmonium, rivela un anelito al sublime, sottolineato anche dall’immancabile crescendo. Love won’t be living chiude in bellezza il full-lenght, lanciandoci in un incubo degno di Angelo Badalamenti, redento (in parte) dalle grandiose aperture orchestrali del ritornello.

Registrato tra l’Inghilterra e la Francia e co-prodotto da Rob Ellis, l’esordio della Calvi è una delle sorprese del 2011. Gli manca forse il colpo del KO, il brano che ti stenda definitivamente, ma questo è l’unico e, in fondo, piccolo cruccio di un album comunque impressionante per raffinatezza, varietà stilistica e compattezza. Il futuro della cantautrice inglese si annuncia, insomma, assai luminoso.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie