Uccidere un fascista

Uccidere un fascista. Sergio Ramelli, una vita spezzata dall’odio

Si intitola Uccidere un fascista. Sergio Ramelli, una vita spezzata dall’odio, ed è il nuovo libro di Giuseppe Culicchia. Il volume è uscito in libreria il 4 marzo per Mondadori.

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Dopo i due volumi dedicati a Walter Alasia, brigatista che con Ramelli condivideva diverse cose oltre alla giovane età, Giuseppe Culicchia chiude la sua trilogia sugli anni di piombo con un libro che cerca di ricostruire la vita e la morte di un ragazzo ucciso dopo aver scritto un tema in classe, e di ricomporre le schegge di una deflagrazione che, cominciata con la bomba di piazza Fontana, ha attraversato tutto il paese e ha continuato a ferire e ammazzare per oltre un decennio.

Giuseppe Culicchia – Uccidere un fascista

Il 29 aprile 1975, dopo più di un mese e mezzo di sofferenze, moriva a Milano uno studente di diciott’anni di nome Sergio Ramelli. Il 13 marzo, mentre tornava a casa, era stato aggredito a colpi di chiave inglese da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia.

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Uccidere un fascista

Sergio Ramelli era iscritto al Fronte della Gioventù, organizzazione di segno opposto, e aveva scritto un tema contro le Brigate Rosse, in cui sottolineava come i primi due omicidi politici commessi dalle Br non fossero stati condannati unanimemente dai partiti e dai giornali democratici: d’altra parte “uccidere un fascista non è reato” era lo slogan che, dopo le stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia, infiammava cortei e manifestazioni antifasciste. Quel tema, finito nelle mani del collettivo della sua scuola, era stato affisso in bacheca con la scritta “Questo è il tema di un fascista”.

E da quel momento Sergio Ramelli era stato ripetutamente oggetto di minacce e violenze. Fino all’agguato fatale di quel 13 marzo. A distanza di cinquant’anni, quella di Sergio Ramelli rimane una figura divisiva: un simbolo e un martire per coloro che condividono le sue idee e che a ogni anniversario della morte lo ricordano con la cerimonia del “Presente!”, oppure un fascista che, in quanto tale, anziché ricordato andrebbe rimosso. Ma chi era davvero Sergio Ramelli? Un picchiatore, com’è stato definito da coloro che cercano di giustificare i suoi aggressori? O uno studente come tanti che però aveva idee differenti da quelle della maggioranza dei suoi coetanei?

L’autore

Giuseppe Culicchia (Torino, 1965), ex libraio, è figlio di un barbiere siciliano e di un’operaia piemontese. Ha pubblicato una trentina di libri con i maggiori editori italiani ed è tradotto in dieci lingue. Dal suo long seller Tutti giù per terra, ristampato da oltre venticinque anni, presente nelle antologie scolastiche e incluso da Mondadori nella collana 900 Italiano, è stato tratto l’omonimo film. Il suo Torino è casa mia è il titolo di maggiore successo della collana Contromano di Laterza. Per Feltrinelli ha pubblicato di recente E finsero felici e contenti. Tra i suoi titoli: Il paese delle meraviglie (2004), Brucia la città (2009), Sicilia, o cara (2010), Venere in metró (2012), E così vorresti fare lo scrittore (2013), Mi sono perso in un luogo comune (2016), Il cuore e la tenebra (2019) e Il tempo di vivere con te (2021), dedicato al cugino Walter Alasia. Ha tradotto fra gli altri Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis.

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