Statuto dei Lavoratori

A 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori: Lavorare, è una parola

Esce per Donzelli editore Lavorare, è una parola. Un alfabeto corale a cinquant’anni dallo Statuto dei lavoratori. Il volume è a cura di Alterio Frigerio e Roberta Lisi.

Il volume Lavorare, è una parola, si arricchisce di una prefazione di Enrico Letta e una conversazione con Emanuele Macaluso. Nella presentazione del volume, a 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori, si legge: «La crisi avrà un impatto enorme, accelerando le trasformazioni in corso. E aumenterà le disuguaglianze. È vero infatti l’opposto del sentimento che ha accompagnato l’arrivo del virus, l’idea cioè che fosse la famosa livella che mette tutti sullo stesso piano. Non è così: proprio la lotta alle disuguaglianze dovrà essere la stella polare. Ecco perché sarà su una nuova centralità dei concetti di “lavoro” e di “sociale” che si dovrà ricostruire».

Lavorare, è una parola – A 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori

Statuto dei LavoratoriA cinquant’anni dallo Statuto dei lavoratori, il diritto al lavoro è più che mai la base di ogni altro diritto fondamentale. Un diritto messo sempre più a dura prova dalla realtà, non ultima la pandemia che, insieme agli effetti immediati e disastrosi che produce, impone una vera e propria rivoluzione al modo di concepire il lavoro. La garanzia occupazionale appare un simulacro, di fronte alle tante aziende che chiudono per spostare altrove la produzione o contrarla, e le lotte che portarono alla legge sembrano affievolite dal venir meno dell’unità sindacale e dallo sfaldarsi della classe operaia.

Tutele più fragili, dismissioni di interi settori produttivi, forme di sfruttamento, aumento della disoccupazione, morti sul lavoro sono solo alcuni dei fenomeni che corrodono le fondamenta di quel diritto. In questo volume alcune delle voci più autorevoli della cultura, dell’economia, del diritto e della politica delineano un nuovo alfabeto del lavoro, dando concretezza e senso a una parola spesso abusata e travisata.

Dietro ogni termine scelto c’è la riflessione su un aspetto cruciale: oggi non si può ragionare di lavoro senza porre al centro la crisi ambientale, la sicurezza e le nuove malattie professionali, i movimenti migratori, la conciliazione del lavoro femminile con i compiti di cura e la maternità, la disabilità, l’intelligenza artificiale, l’arretratezza del Mezzogiorno. È nel lavoro, nel lavoro tutelato, che cerchiamo una realizzazione materiale e morale. Eppure è proprio nel lavoro che spesso incontriamo lo sfruttamento e la negazione dei diritti fondamentali.

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