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Crisi del libro: editori pronti alla cassa integrazione

La crisi del libro non accenna a placarsi, e proprio mentre si stava discutendo della nuova legge, con numerose polemiche a riguardo, ecco che il Covid-19 ha aggravato la situazione.

Sono numeri impietosi quelli che si registrano giorno dopo giorno attorno al mondo dell’editoria, e che attestano sempre di più la crisi del libro in Italia. pensate che il 70% degli editori, secondo alcune stime uscite in questi giorni, starebbe pensando alla cassa integrazione per i propri dipendenti.

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Editoria e cassa integrazione. La crisi del libro

Dunque la cassa integrazione è uno strumento che il 70% degli editori starebbe pensando di attuare o che comunque starebbe programmando per il prossimo futuro. Si stima poi che nel corso del 2020 siano stati ben 21.000 i titoli in meno pubblicati, con perdite notevoli per tutto il settore.

Certo, il recupero pian piano ci sarà, anche se molto dipende dalle tempistiche della fase 2 e delle successive, e dalla reazione dei lettori a questi mesi difficili. Sono poi 12.500 le uscite bloccate a causa dell’emergenza, con 44,5 milioni di copie che non vedranno la stampa, e ben 2.900 titoli in meno che saranno tradotti.

Una crisi senza fine

Insomma la crisi del libro sembra non fermarsi, ed anzi sono sempre di più coloro che si dicono preoccupati per il futuro, oltre che per lo stato attuale delle cose.

Una fotografia del momento è stata data da questa analisi, con dati rilevati a partire dallo scorso 15 aprile dall’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori-AIE. Questo è l’impatto che il Covid-19 avrà nel 2020 sul mondo dell’editoria in Italia.

Nei giorni scorsi vi avevamo raccontato di come le prime riaperture dopo il lockdown avessero portato a buoni riscontri di vendite, soprattutto a Roma, con oltre il 70% di librerie aperte e buonissimi volumi di affari. Sembra non bastare, la filiera del libro è lunga e complessa, e tutta a rischio.

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