Isabel Allende è nata il 2 agosto del 1942. A Lima, in Perù, ma solo perché la sua famiglia cilena si era trasferita lì. Suo padre infatti era segretario d’ambasciata e, come lei stessa scrive nel libro Il mio paese inventato (2003), da cui sono tratte tutte le citazioni qui presenti, lui un giorno uscì a comprare le sigarette e non tornò più. Da bambina, Isabel girò il mondo, a seguito del secondo marito della madre, lo zio Ramòn.
Giornalista, poi scrittrice (Afrodita, La figlia della fortuna, Ritratto in seppia, Oltre l’inverno…) narratrice per bambini (La città delle bestie, Il regno del drago d’oro, La foresta dei pigmei, Le avventure di Aquila e Giaguaro), autrice per il teatro, sceneggiatrice per radio e tv, Allende è stata legata al Cile dall’età di tre anni fino al 1973, anno del golpe in cui perse la vita suo zio materno, il Presidente del Cile Salvador Allende.
Con l’avvento della dittatura di Pinochet, ebbe inizio l’esilio di Isabel, prima in Venezuela e poi negli USA, dove attualmente risiede come cittadina americana insieme al suo secondo marito.
Allende ha vissuto due diversi 11 Settembre: “gli aerei dirottati negli Stati Uniti si sono schiantati contro I loro obiettivi un martedì 11 settembre, esattamente lo stesso giorno della settimana e del mese – e quasi alla stessa ora del mattino – in cui era avvenuto il golpe militare in Cile […]. Quel lontano martedì del 1973 la mia esistenza è andata in pezzi, niente è stato più come prima, avevo perso il mio paese. Anche quel fatidico martedì del 2001 ha rappresentato un momento decisivo, niente sarebbe stato più come prima, ma io ho guadagnato un paese”.
Le opere di Isabel Allende – troppe da citare tutte qui – sono pervase da una mescolanza di elementi soprannaturali con la realtà, e traggono spunto dalle sue personali vicende di vita e dalla sua famiglia: il romanzo (poi film per il grande schermo) che l’ha resa celebre in tutto il mondo, La casa degli spiriti (1982), ha origine dalla descrizione della casa di suo nonno in Cile. Eva Luna, personaggio presente in due libri del 1988 e 1990, è una bambina avventurosa, amante dei libri, che cresce in un mondo oppresso dalla dittatura.
In seguito alla malattia e morte di sua figlia ventottenne, lsabel scrisse il libro Paula (1995) ed in seguito raccolse alcune delle lettere di solidarietà e affetto ricevute nel libro Per Paula. Lettere dal mondo (1997).
Nel 2014 il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama le conferì la medaglia presidenziale della Libertà.
La sua produzione letteraria è copiosa e costante negli anni. Nei suoi libri si ritrova spesso un sottile umorismo: l’autrice strappa continuamente al lettore un sorriso, lasciandolo riflettere anche su argomenti decisamente seri, come la dittatura o la condizione della donna.
Anche quando parla del mestiere dello scrittore, Allende si esprime mescolando ironia ed amarezza: “la scrittura, in fin dei conti, rappresenta un tentativo di comprendere se stessi e mettere ordine nella confusione della propria esistenza. Tutte inquietudini che non tormentano la gente normale, ma solo gli anticonformisti cronici, molti dei quali finiscono per far gli scrittori dopo aver fallito in altri campi. Questa teoria mi ha tranquillizzata: non sono un mostro, esistono altri come me”.
In Italia, I libri di Isabel Allende sono pubblicati da Feltrinelli.
“Invecchiare è un processo lento e subdolo. A volte mi dimentico che il tempo passa – dentro di me non ho ancora compiuto trent’anni – ma, immancabilmente, I nipoti mi fanno scontrare con la dura realtà, quando mi domandano se “ai miei tempi” c’era l’elettricità. Gli stessi nipoti sostengono che nella mia mente esiste un paese dove I personaggi dei miei romanzi vivono le loro avventure. Quando racconto storie del Cile credono mi riferisca a questo paese inventato”.