John Carpenter – Il seme della follia

La cosa e Il signore del male erano due film dal finale pessimistico: in entrambi nessuna speranza si prospetta per i protagonisti, la cui sorte in fondo rappresentava quella dell’intera umanità, condannata a soccombere a minacce non affrontabili. Chiude questa trilogia dell’Apocalisse, così coerentemente nominata dallo stesso regista John Carpenter, Il seme della follia, horror che descrive la rottura di quella parete che divide realtà e finzione, coinvolgendo lo spettatore in un’avventura allucinatoria il cui punto di arrivo è di nuovo l’estinzione umana.

Sam Neill interpreta John Trent, investigatore specializzato in truffe: il film inizia con la sua entrata in manicomio, nel quale racconta a un medico la sua assurda vicenda, dando inizio a un flashback che si protrae fino agli ultimi minuti: Trent spiega di essere stato ingaggiato da un editore per trovare lo scrittore Sutter Cane (Jürgen Prochnow), l’autore degli horror più venduti al mondo, scomparso nel nulla da mesi. Cane aveva spedito una versione incompleta del suo ultimo libro, “Il seme della follia”, quindi l’editore affida a Trent, appoggiato dalla editor Linda Styles, il compito di rintracciare il manoscritto per poterlo pubblicare.

Un incarico che Trent, sospettando una trovata pubblicitaria dell’editore, accetta con scetticismo, ignorando cioè le voci che circondano i bestseller dello scrittore (alcuni lettori sono vittime di allucinazioni e paranoia). Ma quando giunge fisicamente nella città (luogo della letteratura di Cane) di Hobb’s End, nascondiglio dello scrittore, ogni cosa e persona sembra oscillare tra verità e allucinazione, tra mondo reale e una finzione strettamente “letteraria”: la penna di Sutter sembra aver plasmato dalla propria oscura fantasia un altro mondo, nel quale lo spiazzato Trent perde ogni contatto con la realtà.

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Diversi film hanno giocato con lo spettatore oscillando tra fittizio e reale, ma pochi trasmettono il senso di angoscia e paranoia che viene veicolato da molte scene di questo horror: si sono persino volute mostrare immagini “strappate”, come fossero carta, contribuendo al senso di disorientamento che domina il film. Assieme ai protagonisti siamo stimolati a domandarci su che livello sia posta di volta in volta la narrazione (cosa è romanzo e cosa vita?) ed il regista non ha paura di sfondare il muro del meta-cinema, arrivando persino a collocare se stesso dentro la trama: la trasposizione al cinema del libro di Cane è firmata proprio John Carpenter.

Il seme della follia sicuramente ironizza sulla figura dello scrittore di culto (Stephen King è citato), capace di raccogliere migliaia di fan(atici) attorno alla propria opera, nel bene e nel male. Non è un poi caso che il titolo rimandi all’opera di uno dei grandi narratori del fantastico, H.P. Lovecraft, il cui racconto Alle montagne della follia sembra l’ovvio modello per il titolo carpenteriano, ma anche la narrazione, affidata ad un pazzo, ricorda lo stile dello scrittore americano.

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