Con l’Uomo pipistrello Tim Burton ha fatto centro: prima con Batman, poi con Batman. Il ritorno. Per molti, i suoi sono i migliori lungometraggi dedicati al personaggio, per altri sono al pari o a poca distanza con gli altrettanto ottimi lavori di Nolan (è, invece, abbastanza condivisa la delusione per le pellicole di Joel Schumacher).
Se nei film di Nolan esiste (pur nella finzione) una sorta di realismo nei personaggi, il cui tormento interiore li rende profondamente umani e costituisce uno dei punti di forza della trilogia (come dimenticare l’angoscioso Joker di Ledger?), al contrario Burton mantiene nei suoi film una dimensione gotica, fiabesca e onirica, tipica di tutte le sue opere. Se in Nolan è ancora possibile intravedere nella città in cui ha luogo l’azione una tetra e corrotta New York, Burton ricostruisce daccapo la sua Gotham, che diventa una sorta di parco giochi per criminali incalliti, quali il colossale Joker di Jack Nicholson o il successivo Pinguino di Batman. Il ritorno.
Nel primo episodio dell’89, Michael Keaton veste egregiamente i panni di Bruce Wayne, multimilionario rimasto orfano in tenera età e praticamente cresciuto da Alfred, il suo fedele maggiordomo. In vista dell’anniversario della fondazione di Gotham, il sindaco intende attuare un duro piano di lotta contro il crimine, affiancato dal procuratore Harvey Dent e dal commissario Gordon.
Questa è la genesi della carriera di supereroe di Batman. Egli, infatti, non è ancora un personaggio noto, si sa solo che dopo aver picchiato dei malviventi li consegna alla polizia. Una giornalista (interpretata da Kim Basinger) indaga su di lui, mentre, in contemporanea, assistiamo all’entrata in scena di Jack Napier, braccio destro di un boss mafioso. Quest’ultimo, ha scoperto che Napier ha una relazione con la moglie e, così, decide di ucciderlo: Jack non muore nell’attentato, ma resta orribilmente sfigurato, in seguito alla caduta in una cisterna piena di acido. Dopo un intervento di chirurgia estetica non riuscito, col volto perennemente segnato da un ghigno malefico, Jack assume l’identità di Joker.
Enorme successo di pubblico e critica, Batman segnò il ritorno sulle scene del giustiziere, dopo che, negli anni Settanta, la sua popolarità aveva subito un forte calo. Successo ottenuto grazie a regia, cast, sceneggiatura, fotografia ed effetti speciali, a cui aggiungiamo anche la colonna sonora, ad opera dello storico collaboratore di Burton, Danny Elfman (in realtà, la pellicola vanta due colonne sonore: da una parte una ventina di pezzi di Elfman, dall’altra delle canzoni scritte da Prince). Il risultato fu un eccellente prodotto, che ebbe un degno prosieguo tre anni dopo: bisognerà in seguito aspettare tredici anni per un nuovo capitolo di eccellente qualità (Batman begins) sul Cavaliere oscuro.