Quentin Tarantino è noto per essere sia un regista tecnicamente impeccabile che un geniale sceneggiatore. La sua unicità risiede nella capacità di citare con intelligenza opere e stili dei grandi registi del passato, condensandoli in opere originali che, se da un lato assumono schemi già utilizzati (ad esempio dall’amato cinema di serie B), dall’altro li rinnovano, andando a creare un prodotto artistico d’intrattenimento sempre nuovo.
Questa raffinata operazione da esperto cinefilo è costantemente ripetuta dal regista lungo l’intera filmografia. Un esempio particolarmente interessante è costituito da Jackie Brown, terzo film di Tarantino: si tratta di una delle opere meglio riuscite, eppure stenta a essere ricordata al pari di altri celebri titoli (Le iene e Kill Bill sono presto diventati film di culto), probabilmente a causa della prossimità cronologica col capolavoro tarantiniano, Pulp fiction.
Riassumiamo la trama, liberamente basata su quella di Punch al Rum, romanzo noir di Elmore Leonard. La hostess Jackie Brown (Pam Grier) viene fermata all’aeroporto di Los Angeles da un agente della polizia e un membro dell’ATF (organo incaricato di indagare sul traffico d’armi). I due sono alla ricerca del corriere di un importante mercante d’armi, Ordell (Samuel L. Jackson, in uno dei suoi ruoli preferiti). Sequestrano la donna e le trovano addosso un’ingente somma di denaro che conferma i loro sospetti. Viene arrestata e Ordell le paga la cauzione, usando come mediatore il bondsman Max Cherry (Robert Forster), pagato per fare da garante (lavoro che è legale in America).
Jackie teme che Ordell l’abbia liberata per poterla liquidare, evitando il rischio di collaborazioni tra la donna e i federali. Lei escogita allora un astuto piano per tutelare se stessa e, assieme, ingannare la polizia e lo stesso Ordell, facendo credere a quest’ultimo di voler portare il resto dei suoi soldi (più di 500.000 dollari) in America, trasferendoli con uno scambio di borse sotto gli occhi della polizia. Ordell, minacciato da Jackie con una pistola, accetta. Chiede quindi l’aiuto di due sue conoscenze, la nullafacente Melanie (Bridget Fonda) e l’instabile ex-carcerato Louis (Robert De Niro). Jackie da parte sua si accorda con Max, col quale instaura un rapporto confidenziale che sembra tendere al sentimentale: i due manipolano il passaggio dei soldi a loro favore, tramando di consegnare Ordell alla polizia ma assieme ingannando gli agenti, facendo loro credere che la cifra destinata a passare il confine sia di appena 50.000 dollari, gli stessi che effettivamente Jackie consegna loro, assieme alla prova definitiva del commercio d’armi di Ordell.
Jackie rientra sicuramente nelle cerchia delle donne forti e carismatiche che popolano il cinema di Tarantino. Vive costantemente sul proverbiale filo del rasoio ma riesce infine a uscire vincitrice dal confronto con le opposte e minacciose figure maschili, intascandosi il denaro sottratto a Ordell. Alcuni brani scelti da Tarantino per la colonna sonora sembrano proprio parlare di lei, ovvero delle difficoltà di una donna (afroamericana) sottopagata che si lega alla criminalità per potersi mantenere. I testi di Across 110th Street di Bobby Womack («I knew there was a better way of life that I was just trying to find / You don’t know what you’ll do until you’re put under pressure») e Street Life di Randy Crawford («Street life / It’s the only life I know») descrivono proprio questa condizione.
Un film come Jackie Brown poteva nascere solo come prodotto di un intelligente cinefilo: Tarantino utilizza come soggetto un romanzo di Elmore Leonard (uno dei modelli letterari “pulp” del regista), ma lo adatta sapientemente seguendo lo stile e i canoni di un genere cinematografico estinto, definito blaxploitation (ovvero “black exploitation”). Capiamo allora che la precisa scelta dell’attrice protagonista: Pam Grier è stata una delle attrici simbolo di questo genere (che vedeva la prevalenza di attori afroamericani), in voga negli anni ’70. Il titolo Jackie Brown rievoca infatti Foxy Brown del regista d’exploitation Jack Hill, importante modello di Tarantino. Tutto ciò a dimostrare quanto sia raffinato il lavoro di citazione di questo regista, che ha dimostrato ancora una volta di saper elevare l’estetica del B-movie a livelli alti, apprezzabili dalla critica. Per i suoi coinvolgenti dialoghi, le situazioni esilaranti, i personaggi e le scene indimenticabili (su tutte la sequenza del centro commerciale, veramente da antologia), la suspense e persino qualche nota di velato romanticismo, Jackie Brown merita di essere ricordata tra le pellicole che meglio dimostrano il grande talento registico di Tarantino.
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