Darren Aronofsky – Pi greco. Il teorema del delirio

Che accadrebbe se ogni cosa in natura potesse essere interpretata con una speciale formula, capace di trovare l’ordine nel caos? È convinto dell’esistenza di tale algoritmo il protagonista, e narratore, del film d’esordio di Darren Aronosfky, Pi (trascrizione del π matematico): Maximillian Cohen, geniale studioso di numeri, coinvolto nella personale e ossessiva ricerca di sequenze algebriche costanti celate nei numeri statistici della Borsa. Seguendo le orme del maestro Sol (Mark Margolis), Max investe tempo e salute in questa missione, arrivando a debilitarsi fisicamente e perdendo la completa lucidità mentale, già minata da un trauma infantile (causatogli dalla visione diretta del Sole). Ma l’intuizione infine arriva, suggerita dalla stessa natura che gli mostra la soluzione sotto forma di una costante ad essa intrinseca, ovvero la spirale aurea.

La morbosa ricerca di Max subisce però presto l’interferenza di alcuni uomini dal profilo losco, interessati ad uno uso pratico di tali teorie: tra questi, un gruppo di cinici agenti di Wall Street, intenzionati ad ottenere la formula per poter prevedere gli andamenti di borsa, ed una congrega di rabbini cabalisti, convinti di poter sfruttare Max per estrapolare il vero nome del loro dio all’interno della Torah, testo sacro interpretabile in linguaggio matematico. Sol, che a suo tempo fu vittima della stessa ossessione, cerca di far ragionare l’isterico Max, ma è ormai troppo tardi: la ricerca assume le forme della follia e lo conduce al fanatismo, alimentato dal gruppo di ebrei che infine decide di aiutare (seppure più per gioco di onnipotenza che per religiosità).

pi

Questo primo film di Darren Aronofsky rivela un certo talento e coraggio nelle scelte stilistiche del giovane regista, che è stato senz’altro capace di costruire per il film un’estetica adeguata alla rappresentazione di un delirio progressivo: le sequenze surrealiste (il cui più evidente modello è il primo cinema di Buñuel), i martellanti rumori industriali di sottofondo e la incalzante colonna sonora (curata da Clint Mansell e contenente brani di noti compositori di musica elettronica, quali Aphex Twin e Autechre), l’utilizzo di un bianco e nero volutamente sporco. Alcuni di questi elementi ricordano sicuramente la peculiare fotografia di Eraserhead di Lynch, altro film in effetti dedicato alla rappresentazione di una realtà alterata e “malata”, aggettivi che bene identificano la mente del protagonista di Pi, interpretato da Sean Gullette.

Per quanto riguarda il tema del film, non si offenda la categoria dei matematici: la “geniale intuizione” di Cohen sarà anche poco credibile per la scienza (il rapporto aureo scelto come soluzione chiave al dilemma di Max è forse un’idea troppo scontata), ma ciò che qui, come in altri film di Aronofsky, interessa rappresentare è piuttosto la pericolosità del lasciarsi consumare da un’ossessione: in questo caso, ad essere simile ad una dipendenza da droga (un elemento ripreso nel successivo film Requiem for a dream) è la ricerca di una soluzione matematica, dal potenziale enorme certo, ma altresì capace di esiliare l’individuo dalla realtà e metterne in pericolo la stessa vita. Max infatti ha significativamente rischiato la cecità dopo aver fissato il Sole: un atto che ricorda il mito di Icaro (altra vittima di un delirio d’onnipotenza), ma anche Platone e la sua mitica caverna, luogo di ombre illusiorie dal quale Cohen cerca di evadere volgendo lo sguardo all’accecante verità, pagando di conseguenza un salato prezzo: la propria sanità mentale.

Durata
84 min. minuti
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