Liev Schreiber – Ogni cosa è illuminata

Ogni cosa è illuminata dalla luce del passato: i ricordi servono per ritrovare ciò che non è smarrito, ma semplicemente nascosto.

Jonathan è un ebreo di origini ucraine, nato e sempre vissuto negli Stati Uniti. Questo ragazzo ha una passione particolare e alquanto bizzarra: colleziona oggetti appartenuti ai membri della sua famiglia, conservandoli con cura in buste di plastica. Un’abitudine che costituirà l’impulso a un suo viaggio in Ucraina, alla scoperta delle sue radici, e più precisamente del villaggio di Trachimbrod, luogo natale del nonno. La “rigida ricerca” viene attuata grazie all’aiuto di Alex, un ucraino con una forte simpatia per la cultura occidentale, e del nonno di quest’ultimo, una specie di guida locale.

Il viaggio a ritroso non riguarderà solo Jonathan: tutti e tre i protagonisti coinvolti in questo strampalato road movie sono alla ricerca di qualcosa, e se per Jonathan e il nonno di Alex si tratta di una traccia del passato, per Alex il percorso segnerà un ricongiungimento con gli usi e costumi del suo paese. Il tragitto di Jonathan e Alex segue le medesime tappe, tant’è vero che la pellicola si chiude con lo stesso, simbolico gesto da parte di entrambi.

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Il fittizio si fonde per un momento col reale, quando viene ricordato l’eccidio di Trochenbrod (il vero nome di Trachimbrod), un paese abitato quasi esclusivamente da ebrei, raso al suolo dalle truppe naziste nel 1942. Intorno a questo fatto di sangue si dipanano i destini di più persone, non solo quelli di Jonathan, Alex e il nonno, ma anche del nonno di Jonathan e Augustine, la donna che egli amava quando ancora viveva in Ucraina.

Ogni cosa è illuminata segna il debutto alla regia di Liev Schreiber (più noto al pubblico come attore), che con questo esordio dietro la macchina da presa si può dire abbia avuto – giusto per restare in tema – una vera e propria illuminazione. A donare brio a questo film, la cui trama è impreziosita da un sottile e raffinato umorismo, è la brillante e vivace interpretazione di Alex da parte di Eugene Hütz, eccentrico leader del Gogol Bordello.

In Ogni cosa è illuminata ciascuna sequenza è segnata da una commozione “forte, incredibilmente vicina” al cuore dello spettatore, in viaggio insieme a dei caratteri persi in una quotidianità che non trova pace poiché mancante di risposte dal passato: solo dopo aver colmato il vuoto di tanti buchi neri sarà possibile guardare al futuro con sguardo sereno e libero da ombre, poiché «occorre eliminare radici per metterne altre». Anche se sarebbe più giusto dire che è necessario riscoprirle tali radici, per acquisire piena consapevolezza della propria identità culturale e nazionale, tramutandola in piena cognizione di sé come uomini, pronti a staccarsi da un gruppo per proseguire da soli il proprio cammino nel mondo.

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