Non è certo facile riuscire a raggiungere il Circolo Arci Zona Roveri di Bologna con mezzi pubblici e soltanto dopo una lunga “epopea”, con protagonisti due poveri ascoltatori (lo scrivente e GL), finalmente il locale è raggiunto. I God Is an Astronaut hanno presentato la loro ultima fatica, Helios/Erebus, con tre date in Italia (le altre due all’Orion di Roma e a Pordenone). Anche a Bologna gli irlandesi sono preceduti dal gruppo spalla The Shiver. Questi ultimi portano sul palco un energico alternative rock, mostrando tutta la loro esperienza; tuttavia, un’eccessiva dose di professionalità e freddezza esecutiva li avvolge. Gli Shiver sono impeccabili ma il loro tentativo di abbracciare allo stesso momento rock più duro e vena pop, il bilanciare “sfuriate” ed aperture elettroniche o d’atmosfera, risulta, se non un esperimento non fallito, un tentativo che passa inosservato.
Dopo l’accademico live degli Shiver attendiamo con ansia la prestazione di coloro che ci hanno portato qua. Il locale si presenta bene e il concerto sembra organizzato in maniera semplice ed efficace. Il pubblico è meno numeroso di quello che ci si potrebbe aspettare da un calibro post-rock del genere. L’atmosfera è pacata, ravvivata da giuste dosi di allegria e ebbrezza. Finalmente salgono sul palco i God Is an Astronaut, e comincia lo spettacolo. La band mostra subito la sua professionalità e, complice di un’ottima strumentazione, propone songs dall’ormai consolidata struttura: dall’apertura atmosferica alla sfuriata graffiante. Il quartetto d’Irlanda mostra a Bologna il suo lato aggressivo e travolgente, più che quello sognante ed etereo. Quando le chitarre entrano in scena, il concerto assume una piega diversa, grazie al suono volutamente “stonerizzato” delle distorsioni, che garantiscono una certa fluidità a brani già di per sé “a flusso”. I God Is An Astronaut prendono a piene mani dal loro ultimo album e i brani scelti mostrano di saper coinvolgere, o meglio travolgere. Helios/Erebus, Agneya, Vetus Memoria o Centralia mostrano maggior emotività proprio quando si tratta di andarci pesante.
Ovviamente i God Is an Astronaut non possono fare a meno di prendere in considerazione alcuni dei classici del passato. Spiccano su tutte Forever lost e Suicide by star, le quali danno più campo alle aperture atmosferiche. La band tiene benissimo il palco e mostra una certa disinvoltura nel muoversi e nell’interagire con il pubblico raccontando aneddoti. I volumi sono decisamente alti ma ciò sembra soltanto avvalorare la prestazione complessiva e penetrare le mucose uditive, garantendo un’inebriante esperienza sonora. Non c’è dubbio che la resa live dei brani più aggressivi superi notevolmente le aspettative; questo però non limita di certo il contraltare leggero ed aereo che costituisce l’altro volto del Dio Astronauta.
Zona Roveri ha garantino agli appassionati di post-rock una serata positiva e votata ai trip sognanti e languidamente malinconici della grande band irlandese. I God Is An Astronaut live sono un’esperienza da vivere e sentire, lasciandosi avvolgere dal muro sonoro che la formazione è in grado di scagliare contro il pubblico. Unica pecca, una prestazione non uniforme, data dall’impossibilità di ridar suono a quella dimensione dolce e trasportante e più propriamente post-rock. Ad ogni modo, una band che ti trascina nel turbine del pensar leggero grazie al suo balsamo per le orecchie.
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Thank you Bologna! Nice to be back!
Posted by God Is An Astronaut on Giovedì 15 ottobre 2015