Apple ha lanciato ufficialmente il suo servizio di streaming musicale, Apple Music. La piattaforma, gratuita per i primi tre mesi e a pagamento per quelli successivi (9.99 dollari per il singolo utente, 14.99 dollari per il pacchetto “famiglia”) combina lo streaming di canzoni, iTunes e una radio che trasmette 24 ore su 24.
“La musica online è diventata un complicato insieme di app, servizi e siti web. Apple Music riunisce tutte le funzioni migliori per un’esperienza che tutti gli amanti della musica apprezzeranno“: così lo descrive Jimmy Iovine, ex produttore di U2 e di Bruce Springsteen, ed ex titolare di Beats, l’azienda produttrice delle celebri cuffie che, acquistata da Apple per 3 miliardi di dollari negli scorsi mesi, ha portato in dote anche una libreria di canzoni.
Apple Music è arrivato sui dispositivi della Mela di tutto il mondo ieri sera, grazie all’aggiornamento del sistema operativo (iOS 8.4). In streaming, 30 milioni di brani, organizzati per artista e in playlist compilate da addetti ai lavori. I brani potranno essere richiamati anche tramite l’assistente vocale. La novità rispetto a competitor come Spotify è la stazione radio, Beats 1, con approfondimenti e interviste. Trasmetterà in diretta in oltre 100 Paesi, 24 ore su 24, guidata da influenti dj come Zane Lowe a Los Angeles, Ebro Darden a New York e Julie Adenuga a Londra. L’altra grande novità di Apple Music è la disponibilità pure su piattaforme rivali: in autunno sarà anche su Windows di Microsoft e Android di Google. Un altro modo per sottrarre utenti ai servizi con cui entra direttamente in competizione.
Tutto questo non ha mancato di suscitare polemiche. Le autorità Usa hanno messo nel mirino la piattaforma, per accertare eventuali violazioni negli accordi con le etichette discografiche a danno dei concorrenti (Spotify, Deezer, Google Play). Non è poi mancata la polemica con gli artisti: Taylor Swift, nei giorni scorsi, aveva denunciato la mancanza di introiti degli artisti durante il periodo di tre mesi prova gratis di Music, con la Apple costretta a fare marcia indietro e ad aprire anche alle etichette indipendenti.