Brad Bird – Tomorrowland – Il mondo di domani

C’era Brad Bird, regista di capolavori come Gli Incredibili e Ratatouille. C’era Damon Lindelof, sceneggiatore di Lost. C’era Michael Giacchino, vincitore di un Oscar per Up. C’era George Clooney, che non ha bisogno di presentazioni. Sulla carta Tomorrowland aveva tutte le carte in regola per essere uno dei film dell’anno. E in effetti, a giudicare dallo sfoggio di effetti speciali mostrato con il trailer e il battage mediatico messo in piedi dall’azienda fondata da Walt Disney, il film sembrava avviarsi verso un grande successo. E invece…

 

Invece il film targato Disney delude le aspettative e, almeno a intuito, si avvia a diventare l’ennesimo grande flop della casa di produzione statunitense, incapace, dopo i disastrosi Prince of Persia, John Carter e The Lone Ranger, di ritrovare lo slancio per una nuova e proficua saga cinematografica sulla scia de I Pirati dei Caraibi.

 

 

Che il film non fosse granché lo avevamo già intuito con la sorprendente esclusione dal tabellone di Cannes, data per sicura ormai da mesi. Sarebbero bastati poi i primi venti minuti di film per trasformare quell’intuizione in certezza. Brad Bird spara (a salve) tutte le cartucce nella prima parte della pellicola sperando di acchiappare lo spettatore con flashback, flashforward e bambini prodigio predestinati un pò come farebbe Steven Spielberg (modello al quale il regista guarda con insistenza), ma quello che fa è sostanzialmente rovinare la sorpresa a tutti gli snodi narrativi della seconda parte, infarcendo il film di tutti i più scontati cliché e di rimandi ad altre pellicole che ne denotano la poca originalità.

 

Il problema del film tuttavia non è tanto quello di rimanere imbrigliato nelle maglie produttive Disney che impongono “buoni sentimenti” e “happy ending” (insopportabili le parolacce censurate: “oh cavoli”, “per la miseriaccia”) ma che il regista e lo sceneggiatore sembrano andare su due strade diverse: l’uno verso il pubblico più giovane e a tutte quelle dinamiche di stupore e meraviglia; l’altro verso il pubblico più adulto e alla ricerca continua del colpo di scena e dell’ambiguità narrativa. Tomorrowland diventa così uno strano blockbuster da 200 milioni di dollari venduto come intrattenimento serio e adulto che si rivela con il passare dei minuti un puro e semplice teen movie vietato ai maggiori di 12 anni che finirà con il deludere entrambe le fasce di pubblico al quale si rivolge.

 

Evidentemente, possedendo brand milionari come Star Wars, Marvel e Pixar, la Disney riuscirà ad ammortizzare abbondantemente l’esoso budget messo a disposizione per il film. Certo, stupisce constatare come la casa di Topolino non riesca da diversi anni a proporre dei prodotti validi e duraturi per un pubblico compreso tra 6 e i 12 anni, che non siano cartoni animati. Quindi, provaci ancora Walt, d’altronde se puoi sognarlo, puoi farlo.

 

 

 

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