Carmen Pellegrino – Cade la terra

Ci sono alcuni casi in cui buona parte della fortuna di un libro risiede nella figura dell’autore. Cade la terra (Giunti) è uno di quei casi. Carmen Pellegrino è nata a Napoli nel 1977, e dopo gli studi in Giurisprudenza si è dedicata alla storia contemporanea, apprendendo un metodo scientifico per lo studio delle rovine, grazie al quale ha censito, in dieci anni, circa mille siti, esplorandone poi oltre trecento, dalla Basilicata alla Siria.

Carmen Pellegrino è un’abbandonologa, neologismo recente entrato però nell’enciclopedia, colei, cioè, che «perlustra il territorio alla ricerca di borghi abbandonati, edifici pubblici e privati in rovina, strutture e attività dismesse, di cui documenta l’esistenza e ne studia la storia». Cade la terra è un vero e proprio romanzo, e non uno studio, in cui l’autrice applica questo metodo non solo alle cose ed agli edifici, ma anche alle persone e alla loro storia, spesso dimenticata. Alento è un borgo immaginario nel sud Italia, il cui riferimento molto reale è però a Roscigno Vecchia, un comune nel Cilento colpito per secoli da una frana che lo ha reso, per tutti, “il paese che cammina”. In questo scenario la Pellegrino fa incontrare storie di solitudine, della protagonista Estella e delle tante storie di disperati che la circondano.

Ogni anno Estella, rimasta unica abitante del borgo, prepara una cena per quelle anime nella villa ormai in rovina. Tra loro una giovane suicida, un anarchico dai sogni infranti, una giovane costretta a sposare un uomo violento, un banditore cieco. Il corpo centrale di Cade la terra è un insieme vivo e vibrante delle storie di ognuno di loro, dalla Grande Guerra agli anni ’60. La fantasia della Pellegrino diventa un tutt’uno con i riferimenti storici, fiaba e documento si intrecciano. Ci sono due mondi – quello dei morti e quello dei vivi – che non solo tentano di coesistere, ma che l’autrice tenta di sovrapporre, allargandone a dismisura il confine. Un percorso diverso da quello segnato tempo fa da Edgar Lee Masters con l’Antologia di Spoon River, perché mentre Masters dava voce ai soli morti, qui si cerca un ponte tra le anime vive e i defunti, un’inversione dei ruoli che appartenga al quotidiano.

In sostanza è questo il nocciolo di tutto il lavoro di Carmen Pellegrino: «Ho cercato parole non per una riflessione sulle rovine, ma un modo di abitarle. Ho tratto dai ruderi una prospettiva capovolta, come un invito alla resistenza». Cade la terra è un insieme di brandelli di memoria che l’autrice non solo rimette insieme, ma fa rivivere dandogli un nome, una seconda possibilità alle cose lasciate e perse. «Così, prendermi cura di tutto questo puro e fittissimo nulla è divenuto un modo di stare al mondo, fra i tanti possibili».

ISBN
9788809792548
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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.