Gli 11 migliori film italiani secondo Martin Scorsese

Qualche anno fa un giovane filmmaker di nome Colin Levy incontrò Martin Scorsese, il quale, in seguito, gli suggerì 39 film assolutamente imperdibili per un aspirante regista. Germania, Italia e Giappone erano i tre paesi più citati nella lista. Un bell’articolo di «Taste of cinema» si è concentrato sui titoli italiani, in omaggio alle origini di Scorsese. Vediamoli insieme anche noi.
Roma città aperta (Roberto Rossellini, 1945) è il primo titolo citato. Simbolo del neorealismo italiano al cinema, la pellicola lanciò la brava Anna Magnani e fu il primo film della Trilogia della guerra antifascista, di cui fanno parte anche Paisà e Germania anno zero. Ed è proprio Paisà il secondo titolo inserito nella lista da Scorsese: girato con attori non professionisti, la pellicola, suddivisa in sei episodi, è incentrata sull’avanzata degli Alleati dalla Sicilia fino al Nord Italia durante la Seconda guerra mondiale.

Terzo posto per La terra trema di Luchino Visconti, ispirato a I Malavoglia di Giovanni Verga. Questa volta viene narrata la saga famigliare dei Valastro, poveri pescatori la cui attività viene colpita da una serie di calamità. A capo del clan si pone ‘Ntoni che, alla fine, deve ammettere il proprio fallimento. Nella top 11 non poteva mancare, poi, Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, altro capolavoro neorealista, incentrato proprio su una bicicletta: il protagonista è un disoccupato romano che trova lavoro come attacchino comunale. L’unico requisito è quello di possedere, appunto, una bicicletta, che, però, gli viene rubata. Il film è un drammatico tentativo da parte dell’uomo di recuperarla.

Quinto posto per Umberto D., sempre di De Sica, uno dei meno compresi a livello di pubblico (ma promosso dalla critica), con un protagonista memorabile, questo anziano che difficilmente riesce a sopravvivere con la sua misera pensione. Il sesto posto, invece, se lo guadagna Mario Monicelli con il suo I soliti ignoti, pietra miliare del genere caper movie italico.
Settimo posto per Rocco e i suoi fratelli di Visconti: Alain Delon veste i panni di Rocco, ragazzo lucano che con la madre e i fratelli raggiunge il maggiore a Milano. Quest’ultimo si è fidanzato con la figlia di altri immigrati lucani, che non vedono di buon occhio l’arrivo della famiglia di Rocco nella capitale lombarda. Quando le cose cominciano ad andare per il verso giusto, uno dei fratelli, Simone, s’innamora di una prostituta che, però, lo considera solo un cliente. L’uomo fa di tutto per conquistarla, umiliandosi pur di garantirle uno stile di vita agiato. Il film di Visconti riflette sul boom economico che, da una parte, miete vittime tra i nostalgici, abituati alla vita precedente che ormai non c’è più; dall’altra, le vittime sono anche le persone come Simone, desiderose di far parte di una nuova classe di benestanti da cui, però, continuano ad essere esclusi.

L’avventura di Michelangelo Antonioni è un altro titolo citato da Scorsese, primo capitolo della Trilogia esistenziale o “dell’incomunicabilità”, proseguita con La notte e L’eclisse. Nono posto per Il sorpasso di Dino Risi, esplicita critica alla società del tempo – siamo nel ’62 – , anche se il tutto è mitigato da un tono lieve e dal personaggio di Vittorio Gassman.
Siamo alle ultime due posizioni: decimo posto per Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci, ambientato nella Parma degli anni Sessanta. Protagonista è il giovane borghese Fabrizio, di idee rivoluzionarie, il quale intreccia una relazione con una zia, decide di lasciare la famiglia e la fidanzata, salvo poi farvi ritorno, sconfitto. Infine, Blow up di Antonioni, ispirato al racconto Le bave del diavolo di Julio Cortázar, chiude la lista di Scorsese.
Qui trovate l’articolo completo su «Taste of cinema».

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