Nikolaj Arcel – Royal Affair

Tutti sappiamo cos’è accaduto in Francia alla fine del Settecento: la Rivoluzione francese e l’Illuminismo, che cominciò a diffondersi inaugurando il Secolo dei Lumi. Sappiamo che esso arrivò in Italia grazie a grandi personalità come Cesare Beccaria e Pietro Verri, che si diffuse in Germania e addirittura nelle colonie americane oltreoceano. E nel Nord Europa? In Danimarca, per esempio, ossia in quello che è considerato attualmente uno dei Paesi più liberali e moderni d’Europa (secondo recenti studi, pure quello “più felice”, con la migliore qualità della vita).

La Danimarca è stata teatro di una storia piuttosto avvincente, anche se non particolarmente nota, che ha avuto come protagonisti re Cristiano VII, la regina Carolina Matilde e un tedesco, il medico Johann Friedrich Struensee. La vicenda di questi tre personaggi è stata portata al cinema qualche anno fa da Nikolaj Arcel, in un bellissimo film intitolato Royal affair, candidato nella categoria miglior film straniero agli Oscar 2013.

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Cristiano (o Christian) VII di Danimarca sposa la giovanissima Carolina Matilde, principessa inglese, sorella di re Giorgio III. Un matrimonio imposto da ragioni politiche, reso ancor più infelice dalla malattia mentale che affligge il re danese. Cristiano è manipolato dalla sua stessa corte, da un’aristocrazia conservatrice e priva di scrupoli, che sfrutta la schizofrenia del sovrano per accrescere il proprio potere. Da parte sua, Carolina Matilde appena giunta a Copenhagen viene privata dei suoi adorati libri, essendo titoli non conformi alla rigida etichetta danese. È a questo punto che fa la sua comparsa a corte Struensee, medico di campagna giunto in città per tentare una sorta di scalata sociale.

Ci riesce, ottenendo la simpatia di Cristiano VII e diventando il suo medico personale: tuttavia, Struensee è sì ambizioso, ma anche generoso e compassionevole, incapace di sfruttare come molti altri l’instabilità del re per i propri fini personali. Proprio per questo cerca di rendere Cristiano più consapevole del suo ruolo a corte e dello strapotere acquisito nel tempo dalla nobilità. In pochi sanno cosa anima davvero le intenzioni del medico: egli è un illuminista, estimatore di filosofi come DiderotRousseau, fervente sostenitore della nascente rivoluzione culturale che sta prendendo piede nel continente. Ideali che egli deve ben nascondere alla corte di Danimarca, ma che appassionano la regina Carolina Matilde, che per il medico comincia a nutrire una forte simpatia, che sfocia, in seguito, in una relazione sentimentale.

Lungometraggio ben riuscito e con uno straordinario cast di attori, da Mikkel Boe Følsgaard, ottimo Cristiano VII, ad Alicia Vikander (la regina) e Mads Mikkelsen (Struensee). Se Arcel pone la sua attenzione sul triangolo amoroso composto dal re, la consorte e Struensee, c’è un altro aspetto che non deve sfuggire allo spettatore e che è di fondamentale importanza: il fatto che le riforme avviate durante il regno di Cristiano VII, che nel film trovano spazio, sono davvero il preludio di una nuova era per la Danimarca, uno Stato piccolissimo e in quegli anni ritenuto addirittura uno dei più arretrati d’Europa, soprattutto a livello culturale.

Senza lo spettro della follia, Cristiano VII poteva essere uno dei più “illuminati” sovrani del tempo e, per un periodo, lo è stato, grazie a Struensee. In Royal affair ci sono tutti i temi ricorrenti di un buon film “di corte”: complotti, intrighi, ostilità, corsa al potere a tutti i costi e con tutti i mezzi. Spicca sempre l’anima buona, animata da grandi valori e destinata a soccombere a causa delle ingiustizie del proprio tempo: in questo caso le vittime sono addirittura tre, dal povero re (il quale, privato ad un certo punto del suo consigliere e unico amico, sprofonda ancor di più nella sua pazzia), alla sua sfortunata consorte, fino a Struensee, quello che più di tutti pagherà il sogno di rivoluzione. Qualcosa di lui, alla fine, rimane: nella figlia avuta con la regina e nelle sue idee, che, una volta diffuse, non possono più essere fermate.

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