Speciale Halloween 2014: Masters of Horror (prima stagione)

Nel 2002 il regista di genere Mick Garris, noto in America per i suoi adattamenti televisivi tratti da noti romanzi di Stephen King (Shining e L’ombra dello scorpione tra i tanti), decide di invitare a cena alcuni amici registi, in seguito denominati “maestri dell’orrore” seguendo la suggestione di Benicio Del Toro, uno degli invitati. L’incontro si rivelò decisamente produttivo: tre anni dopo Garris ottiene dal canale americano via cavo Showtime il permesso per lanciare sulla rete una serie antologica a tema horror, intitolata Masters of horror: la prima fortunata stagione include 13 episodi girati da più e meno grandi registi del genere, inclusi molti dei “convitati” riunitesi qualche anno prima (tra cui spiccano i nomi degli autori di culto John Carpenter, Joe Dante, Stuart Gordon, Tobe Hooper).

Non solamente maestri dunque, come il titolo può far credere, ma anche nomi minori che con l’horror hanno avuto non molto a che fare (John Landis è un esempio). Quel che importa è però osservare la personale interpretazione che ogni autore fa del genere in cui si sta cimentando, tra coloro che scelgono di accostarsi agli stereotipi del genere e quelli che d’altra parte scelgono di esplorare nuove strade: la paura, va notato, non vuole essere il punto di arrivo in tutti gli episodi, spesso e volentieri l’intenzione del regista sembra essere piuttosto quella di voler sorprendere lo spettatore o possibilmente confonderlo, saltando da toni cupi a scene ironiche, da momenti pienamente splatter ad attimi di maggiore profondità emotiva.

Prendendo in considerazione ai fini di questo articolo la prima stagione (una seconda è stata mandata in onda tra il 2006 e il 2007), vediamo dunque trame e particolarità di ciascun episodio (ognuno della durata di circa un’ora), cercando di evidenziarne l’originalità rispetto al canone di genere e tenendo sempre in considerazione lo stile del regista, che rende ciascuna puntata un’opera unica e spesso facilmente riconducibile al proprio autore grazie ad alcune particolarità stilistiche o tematiche.

(un'immagine dall'episodio di Takashi Miike, "Imprint")
(un’immagine dall’episodio di Takashi Miike, “Imprint”)

Don Coscarelli – Incident on and off a mountain road (Panico sulla montagna)

Trama: Ellen sta guidando di notte per una desolata strada di montagna quando perde il controllo del veicolo, scontrandosi con un’auto abbandonata. Nelle vicinanze scorge una scia di sangue che lei segue dentro un bosco, nel quale si scontra con un sinistro individuo: lo sfigurato “Moonface”, serial killer colto nell’atto di seviziare un’altra ragazza. Per difendersi dal mostro, che riesce a imprigionarla nel suo scantinato, Ellen deve ricordarsi le lezioni del suo ex fidanzato, uomo che le aveva ossessivamente insegnato alcune fondamentali regole per la difesa personale.


Coscarelli è conosciuto principalmente per il film horror di culto Fantasmi, con i successivi sequel, e il fantasy degli anni ’80 Kaan principe guerriero. Con questo primo episodio si cerca evidentemente di rendere omaggio allo slasher più tradizionale, accostando lo stereotipico killer deformato a quella che viene conosciuta nel genere come “final girl”, ovvero la ragazza abusata ma infine destinata a sopravvivere. Modello è sicuramente Non aprite quella porta, ma l’episodio è speciale per il suo uso di costanti flashback (le memorie di Ellen che le permettono di sopravvivere) e per il suo finale a sorpresa, nel quale si assiste ad un improbabile ribaltamento dei ruoli vittima/carnefice.

Stuard Gordon – H.P. Lovecraft’s Dreams in the Witch-House (La casa delle streghe)

Trama: Walter, giovane studente di fisica all’università Miskatonic, prende un appartamento in affitto a buon prezzo ma presso una casa fatiscente. La bizzarra geometria delle pareti della sua stanza lo porta a fare alcune considerazioni, tenendo conto dei suoi non ortodossi studi di fisica: con la sua tesi cerca di dimostrare l’esistenza di mondi paralleli, accessibili tramite portali nati in strutture geometriche anomale. Quando uno strano topo dal volto umano appare a Walter parlandogli di una antica strega, lo studente capisce che un portale si trova proprio in un angolo della sua stanza.


Stuart Gordon e lo scrittore Lovecraft hanno sempre formato una coppia eccellente. Le trasposizioni dei racconti lovecraftiani dirette da Gordon sono considerate tra le migliori, tanto da divenire piccoli gioielli di culto: ricordiamo (e consigliamo) Re-animator, From beyond e Dagon. L’episodio di Gordon si colloca dunque in questa tradizione, sfruttando bene le suggestioni tipiche della letteratura di Lovecraft: la lenta discesa nella follia del protagonista, i mondi paralleli dominati da forze maligne (che qui però non hanno la solita forma di divinità cosmiche bensì l’umana sagoma di una vecchia strega), lo scontro tra assurdo e una scienza spinta fino ai limiti dello scibile. Episodio interessante e ben diretto, non tra i più spaventosi ma un vago senso d’inquietudine e confusione è garantito.

Tobe Hooper – Dance of the dead (La danza dei morti)

Trama: nel contesto di un’America post-apocalittica dominata da briganti di strada e droghe psichedeliche, una ragazza perbene, Peggy, decide di lasciare la sicura atmosfera di casa per amore nei confronti di Jak, teppista che si guadagna da vivere procurando sangue fresco ad un losco individuo. La sostanza iniettata nel corpo di cadaveri causa spasmi incontrollabili: è il macabro spettacolo della “danza dei morti”, tra i pochi divertimenti rimasti in una società senza morale e ridotta al caos più assoluto.


Tobe Hooper è veramente un maestro dell’horror, ricordato per film cult quali lo slasher Non aprite quella porta, l’horror soprannaturale Poltergeist e il fantascientifico Space Vampires. La danza dei morti è uno degli episodi più originali, non tanto per la trama (scritta da un grande autore del genere, Richard Matheson) quanto piuttosto per la regia, caratterizzata da un complesso lavoro di montaggio frenetico che riflette perfettamente lo stato di incoscienza dei giovani protagonisti, vittime di droghe futuristiche dagli effetti allucinatori. È uno degli episodi dai toni più cupi, rappresentazione di una società distrutta da un olocausto nucleare nella quale le generazioni più giovani non costituiscono alcuna speranza per il futuro. Anche la bella Peggy sembra infine essere destinata ad essere corrotta dalla realtà circostante, dalla quale la madre cerca inutilmente di tenerla lontana.

Dario Argento – Jenifer (Jenifer – Istinto assassino)

Trama: il detective Frank è sul luogo quando un uomo armato di coltello apparentemente cerca di uccidere una giovane indifesa. Frank gli spara e salva Jenifer, ragazza dal bellissimo fisico ma dal volto grottescamente sfigurato in una smorfia bestiale. Il detective vi si affeziona e decide di portarla a casa sua, dove presto lui e la sua famiglia scoprono la vera natura di Jenifer, osservandola compiere atti brutali prima su animali, quindi su esseri umani. La ragazza sembra però aver maturato un debole per il suo salvatore, il solo che pare volerle star vicino.


Nell’ambito del genere horror, un regista come Dario Argento non ha certo bisogno di presentazioni. A prima vista risultano evidenti alcuni elementi tipicamente argentiani: una giovane donna nel ruolo di figura centrale, la colonna sonora (che ricorda le macabre melodie di Profondo rosso e Suspiria), la deformità fisica associata ad una figura infantile (come in Phenomena). Argento non risparmia nulla né in termini di sangue (è uno degli episodi più cruenti dal punto di vista visivo) né di sesso, dato che il regista dedica molte scene al rapporto torbido tra Frank e Jenifer. Tuttavia, a differenza del solito, il regista punta poco sull’effetto suspense, essendo fin dai primi minuti palesata la grottesca deformità della ragazza: a creare inquietudine è invece la crescente bestialità di Jenifer, appoggiata e difesa fino all’ultimo dallo sciagurato detective, inopportunamente invaghitosi di un mostro dal corpo seducente.

Mick Garris – Chocolate (Il gusto dell’ossessione)

Trama: Jamie, chimico specializzato in aromi alimentari recentemente divorziato dalla moglie, dopo aver assaggiato della cioccolata diventa vittima di strane visioni in soggettiva, nelle quali sembra assumere il punto di vista di una donna a lui sconosciuta. Le visioni lo portano a voler indagare sulla donna, che nel frattempo ha commesso un omicidio (al quale Jamie ha assistito attraverso il suo sguardo). La troverà in Canada ma le conseguenze del loro incontro hanno conseguenze inaspettate.


Questo episodio, firmato dall’ideatore della serie, è difficilmente categorizzabile come horror. La sua originalità sta nel presentare una struttura a flashback (la puntata inizia col racconto di un insanguinato Jamie, interrogato dalla polizia circa le sue visioni) e nel mostrare una narrazione duplice, saltando costantemente da un punto di vista, quello di Jamie, ad un altro cioè quello della misteriosa donna. Bravo l’interprete protagonista ma nel complesso poco convincente la storia, che sembra decisamente fuori luogo in un’antologia di film dell’orrore.

Joe Dante – Homecoming (Candidato maledetto)

Trama: David Murch, consigliere del partito repubblicano americano, sostiene la politica bellica dell’attuale presidente, dichiarando pubblicamente che anche i caduti in guerra, potendo votare, sarebbero favorevoli alla riconferma del mandato. Qualche giorno dopo la dichiarazione, in pieno clima d’elezioni, un’ondata di militari risorge dalla tomba, scatenando il caos e suscitando la preoccupazione dei repubblicani, che vedono minacciata la loro situazione: i non morti raggiungono la pace solo dopo aver votato e non sembrano affatto voler appoggiare il presidente in carica.


Joe Dante è un altro nome noto ai cultori del genere horror, in particolare grazie a film come Gremlins e L’ululato. Il modello più evidente per il suo episodio è sicuramente George Romero, l’autore de La notte dei morti viventi: come in Romero, anche qui la figura dello zombie serve ad una specifica metafora politica che, nel caso di Dante, diventa esplicita. L’episodio non ha nulla di veramente spaventoso: si usa una figura tipica del cinema horror, lo zombie, come protagonista di una satira politica, nella quale i morti si ribellano alla politica militarista del governo repubblicano (in questo senso l’episodio deve molto al cinema di sinistra romeriano). Un’idea quindi non originale, ma realizzata con buona misura (il magazine The New Yorker lo ha definito “il miglior film politico del 2005”).

John Landis – Deer woman (Leggenda assassina)

Trama: il detective Faraday si occupa di attacchi animali, ma il caso di cui si deve occupare è decisamente fuori dalla norma. Un camionista è stato trovato ucciso nel suo camion, ma l’omicidio è reso bizzarro da alcune particolarità: l’uomo sembra essere stato schiacciato da un grosso peso, è morto in stato d’eccitamento sessuale e, prima dell’assalto, è stato visto in compagnia di una bellissima donna dall’aspetto esotico. Faraday indaga sul caso, al quale se ne aggiungono altri simili per modalità, tenendo un occhio di riguardo ad alcune leggende indiane riguardanti la mitologica “donna cervo”.


Landis potrebbe non essere considerato da tutti un maestro dell’orrore, anche se Un lupo mannaro americano a Londra ha ricevuto un ottimo successo ed è oggi considerato uno dei cult del regista, assieme a The Blues Brothers. Lo stile del regista è riconoscibile grazie all’efficace commistione tra genere horror (qui comunque piuttosto velato rispetto ad altri episodi) e commedia. Sono più le situazioni esilaranti che colpiscono di Leggenda assassina, assieme ad alcune scene che hanno come protagonista la sensuale Cinthia Moura nel ruolo della donna cervo. La storia è piuttosto piatta e l’effetto sorpresa è rovinato forse troppo presto, merita comunque il titolo di episodio più esilarante, in perfetto stile Landis. Poco adatto invece a chi, puro amante dell’horror tradizionale, cerca più dirette sensazioni da brivido, qui assolutamente carenti.

John Carpenter – Cigarette burns (Incubo mortale)

Trama: Kirby gestisce un cinema ed è un esperto nel ritrovamento di film rari per collezionisti. Uno di questi, il ricco Bellinger, sceglie quindi di ingaggiarlo per trovare un film da molti considerato maledetto, intitolato “La fin absolue du monde”: il film è stato proiettato una sola volta ed in quell’occasione il pubblico è impazzito, cadendo vittima di un generale raptus omicida. Kirby accetta di affrontare l’impresa, avendo bisogno del compenso per ripagare alcuni debiti, ma la strada che conduce al film si rivela pericolosa e maledetta: Kirby, dopo aver ascoltato la voce registrata del regista maledetto, cade vittima di rapide allucinazioni che hanno come oggetto immagini infernali, introdotte da uno strano segno, una bruciatura da sigaretta a lato del campo visivo.


John Carpenter è uno dei grandi nomi presenti in questa antologia ed uno dei pochi veramente degni del titolo di “master” di questo genere. Il suo episodio, girato con maestria e reso efficace dall’interpretazione dei personaggi (in particolare Udo Kier nel ruolo di Bellinger), è uno dei più assurdi e originali della serie. A tratti sembra ricordare uno dei migliori film del regista, ovvero Il seme della follia: in entrambi la finzione (qui nella forma dell’arte cinematografica) sembra essere il punto di partenza per una riflessione che conduce ad analizzare gli effetti della stessa sulla società, sul mondo reale. Il potere di un film, sembra dirci l’episodio, va al di là delle pareti della sala di proiezione, resta nella mente e nella coscienza dello spettatore come un seme maledetto, conducendo possibilmente alla follia. Per i suoi presupposti, si tratta di uno degli horror meglio riusciti nell’antologia, non privo di elementi splatter (specialmente intorno al finale) e sorretto da una tensione costante che spinge lo spettatore a porsi domande, alle quali però non necessariamente è data una chiara risposta.

William Malone – The fair haired child (Patto con il demonio)

Trama: la giovane Tara viene rapita da una coppia di coniugi e rinchiusa nel loro scantinato. Qui lei fa conoscenza con Johnny, un ragazzo a malapena in grado di parlare e terrorizzato quanto lei. I due cercano una via d’uscita ma sono scoraggiati da alcune macabre scritte sulle pareti che intimano loro di fuggire in fretta e di evitare il “fair haired child” (ragazzo dai capelli chiari). Tara scopre presto di essere finita in una trappola anche peggiore di quel che pensava: i coniugi necessitano di un sacrificio umano per riportare definitivamente in vita il loro figlio, annegato tempo prima.


Malone non merita certo il titolo di maestro dell’orrore, eppure il suo episodio, dalla trama piuttosto banale, è uno dei più spaventosi, altro non fosse che per la presenza del piccolo mostro che insegue Tara nello scantinato. Troppi clichés (la coppia maledetta, il sacrificio, la ragazza prigioniera, le scritte sul muro) aiutati comunque da una regia tutto sommato efficace nel ricreare un’atmosfera claustrofobica nel quale rinchiudere la ragazza assieme al suo grottesco persecutore (una sorta di bambino mostruoso). Nel complesso siamo di fronte ad un episodio minore di un regista che ancora deve farsi un nome all’interno del cinema di genere.

Lucky McKee – Sick girl (Creatura maligna)

Trama: l’entomologa Ida riceve da un anonimo mittente una scatola contenente un insetto a lei sconosciuto, apparentemente aggressivo. Proprio mentre Ida, lesbica, inizia una relazione sentimentale con la bella Misty, l’insetto sembra sconvolgere l’equilibrio della sua casa, nascondendosi dentro il cuscino e pungendo, senza essere notato, Misty. Da quel momento il comportamento della ragazza non sembra più quello di prima: Ida inizia a sospettare che l’insetto, sparito alla sua vista, sia il responsabile del mutamento repentino di Misty, perché in grado di rilasciare particolari tossine nel corpo delle sue vittime.


Principalmente noto per l’horror di culto May, Lucky McKee riesce a mettere insieme uno degli episodi più suggestivi, assieme comico, grottesco e orrido. Angela Bettis (già protagonista di May) è bravissima nel suo ruolo di scienziata impacciata e bizzarra, più a suo agio nel parlare con gli insetti, dei quali casa sua è gremita, che non con gli essere umani. Il personaggio di Ida è piuttosto grottesco e quindi perfetto nel creare l’atmosfera surreale dell’appartamento di lei, nel quale si svolgono parallelamente le avventure amorose delle due donne e le strane mosse dell’insetto, che pare instaurare un suo personale rapporto con le due donne, reso in effetti esplicito nella sequenza finale. L’episodio è buon intrattenimento, non diretto da uno dei grandi maestri del genere ma comunque uno dei più interessanti (ed alla fine terrificanti) dell’antologia.

Larry Cohen – Pick me up (Strada per la morte)

Trama: due serial killer, uno alla guida di un camion (Wheeler) l’altro in costante ricerca di un passaggio (Walker), fanno a gara per aggiudicarsi alcune vittime, passeggeri di una corriera fermatasi in mezzo alla strada a causa di un guasto. Tra questi Stacia decide di avventurarsi a piedi alla ricerca del motel più vicino: nel frattempo i due killer raccolgono le proprie vittime secondo il proprio modus operandi, ovvero il camionista uccidendole dopo aver dato loro un passaggio, il pedone Walker uccidendole dopo aver accettato un autostop.


Più appartenente al genere thriller che all’horror, questa puntata ha una trama delle più originali. Larry Cohen, un altro dei nomi minori di questa antologia, inscena una situazione talmente improbabile da risultare assurda: l’incontro di due serial killer sul medesimo campo, che in questo caso è la carreggiata. Ma non è tutto, poiché i due entrano (non ufficialmente) in competizione adottando il loro proprio personale metodo “di caccia”: il camionista dando passaggi, l’autostoppista chiedendoli. I killer sono personaggi vagamente grotteschi ed improbabili, ma la loro interpretazione è efficace ai fini della narrazione. Qualche battuta ben piazzata e i dovuti momenti splatter aiutano l’episodio a non risultare pesante, cosa che altrimenti risulterebbe, a causa di una certa lentezza della narrazione. Dovendo pensare alla versione d’incubo del tipico on the road all’americana, senza dubbio tornerebbe in mente un titolo come Strada per la morte.

John McNaughton – Haeckel’s tale (La terribile storia)

Trama: un uomo si reca da una nota negromante (maga capace di riportare in vita i morti) per far risorgere la sua amata perduta. La donna cerca di dissuaderlo raccontandogli la vecchia storia di uno studente di medicina che aveva avuto lo stesso desiderio (per salvare il padre malato), Ernst Haeckel. Opponendosi allo scetticismo del suo insegnante di medicina, Haeckel decise di recarsi dal negromante Montesquino per assistere ad un suo rito di resurrezione. Ancora poco convinto, tenta di raggiungere il padre in punto di morte ma sulla strada deve chiedere ospitalità ad un anziano uomo di passaggio, che gli offre una stanza nella sua casa. L’uomo vive con una bella e giovane donna ma la coppia sembra nascondere un cupo segreto: Haeckel troverà risposta in alcuni riti orgiastici aventi luogo in un vicino cimitero.


McNaughton mette in scena un racconto dello scrittore di genere Clive Barker (padre di Hellraiser), realizzando dal punto di vista cinematografico uno degli episodi più ben fatti. L’ambientazione, contemporanea nel caso delle altre puntate, è qui infatti risalente al tardo ‘800, il che comporta la ricostruzione di certi ambienti dell’epoca che qui efficacemente sono resi con un tipico look gotico, tipico dei grandi “romanzi dell’orrore” (o meglio appunto “gotici”) dell’epoca. Modello per la storia è infatti Frankenstein di Shelley: il dottore tedesco è addirittura citato nella puntata, descritto come medico ciarlatano. Mescolando orrore e una sessualità malata (l’episodio ruota attorno all’arte della resurrezione ma anche alla necrofilia), La terribile storia è una delle puntate meglio riuscite e che più meritano di appartenere ad un’antologia horror, godibile anche grazie alla sua tradizionale estetica gotica.

Takashi Miike – Imprint (Sulle tracce del terrore)

Trama: il giornalista americano Christopher torna in Giappone alla ricerca di una prostituta, Komomo, da lui incontrata anni prima in un bordello. Con lei intende iniziare una nuova vita in America, come le aveva promesso quando l’ebbe conosciuta. Il destino lo fa però incrociare con un’altra donna del bordello, una prostituta dal volto deforme che gli racconta della tragica morte di Komomo, morta suicida. Christopher ha però alcuni dubbi sulla sorte dell’amata e costringe la prostituta a raccontare la verità, ben più torbida e complessa della menzogna iniziale.


Chiude la prima stagione l’episodio sicuramente migliore e più curato, in sede sia di scenografia, sia di sceneggiatura, sia di recitazione. Lo firma Takashi Miike, uno dei più noti (e controversi) registi di culto del cinema asiatico contemporaneo, autore poliedrico con una preferenza per film caratterizzati dalla particolare violenza, come il crudo Audition, Ichi the killer o 13 assassini. La violenza è in effetti protagonista anche di questo episodio (l’unico che la Showtime rifiutò di mandare in televisione per l’eccessiva brutalità rappresentata), nel quale in particolare si assiste ad una lunga scena che ci mostra senza troppe censure (anzi con più di un dettaglio) la terribile tortura subita dalla prostituta Komomo, punita perché ritenuta una ladra.

A differenza delle altre puntate, qui la capacità degli attori si fa sentire: Billy Drago è bravissimo nel ruolo dello straziato Christopher, ma notevole è anche l’interpretazione di Youki Kudoh nel ruolo della prostituta con metà del volto sfigurato. Parlare semplicemente di episodio horror è in un certo senso riduttivo, in quanto la vicenda narrata è piuttosto drammatica: al dramma sentimentale del giornalista si unisce la storia tragica della donna sfigurata, figlia di una madre che voleva abbandonarla e di un padre alcolizzato, vittima inoltre di un odio generale da parte di tutti a causa della sua deformazione facciale. Il disprezzo della gente si tramuta dunque in crudeltà, nonostante il suo unico apparente amico, un monaco buddhista, le abbia insegnato da bambina il significato del peccato.

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