Un libro svela l’identità di Jack lo Squartatore?

Dopo 126 anni, sembrerebbe svelato il mistero di Jack Lo Squartatore, il “papà” di tutti i serial killer, che nell’autunno del 1888 assassinò cinque prositute nel quartiere londinese di Whitechapel. Si tratterebbe di un immigrato polacco, Aaron Kosminski: la sua identità verrebbe fuori da ricerche storiche combinate con l’esame del DNA, ed è illustrata in un libro, Naming Jack the Ripper, di Russell Edwards, in uscita domani in Inghilterra.

Nel 2007, Edwards acquistò in un asta uno scialle che si crede sia appartenuto ad una delle vittime di Jack, Catherine Eddowes, assassinata il 30 settembre del 1888. Edwards, dopo quattordici anni di studi, sarebbe riuscito a risalire al DNA di Kosminski, un barbiere di 23 anni, che morì di cancrena ad una gamba nel 1889, in manicomio. Il suo nome, all’epoca dei delitti, già figurava tra i sospettati, e in particolare negli appunti dell’ispettore a capo delle indagini, Donald Swanson, donati nel 2006 dai discendenti al Museo del Crimine di Scotland Yard. Anche l’assistente capo, Sir Melville Macnaghten, nel suo memorandum puntava il dito contro Kosminski, scrivendo che nutriva «un grande odio per le donne» e aveva «forti tendenze omicide».

Le ricerche storiche sono state combinate da Edwards con una moderna analisi del DNA sullo scialle della Eddowes, effettuato da un esperto di biologia molecolare, Jari Louhelainen, della Liverpool John Moores University. Le tracce presenti sull’indumento corrisponderebbero a quelli della vittima e del suo assassino.


(Un ritratto d’epoca di Aaron Kosminski: a voler dar retta a Lombroso…)

Il caso del misterioso assassino, che smembrava le sue vittime dopo averle sgozzate, sembrerebbe chiuso. «Solo gli scettici a oltranza che vogliono perpetuare il mito dubiteranno», afferma Edwards, e il riferimento, ovviamente, è al nutrito gruppo di complottisti secondo cui Jack lo Squartatore avrebbe agito per conto della regina d’Inghilterra Vittoria per nascondere il matrimonio cattolico di suo nipote, Alberto Vittorio, con una prostituta. Il killer sarebbe stato uno dei ministri della Regina, ed avrebbe eliminato non solo la moglie di Alberto, ma anche le altre quattro prostitute testimoni delle nozze. A tutto questo, aggiungete anche un pizzico di massoneria, delitti rituali, e avrete il complotto, raccontato da Stephen Knight in Jack the Ripper: the final solution (1976) e ripreso da Alan Moore nella graphic novel From hell e dal film tratto da questa, con Johnny Depp.

Tornando alla versione di Edwards, non sarebbe la prima volta che qualcuno porta prove “inoppugnabili” sull’identità di Jack lo Squartatore: anche la scrittrice Patricia Cornwell, in Ritratto di un assassino 2002), individuava il colpevole degli orrendi delitti di Whitechapel nel pittore e bohemien Walter Sickert. Tuttavia, le sue ricerche furono smontate dagli esperti. Nel caso di Edwards, una delle obiezioni alla sua “scoperta” è che lo scialle della Eddowes (sebbene, giura l’autore, mai lavato) sia stato toccato da troppe persone, in questi anni, per riuscire ad isolare con certezza il DNA del colpevole. Domani Naming Jack the Ripper farà la sua comparsa in libreria: c’è da scommettere che le reazioni non mancheranno.

Ecco la copertina del libro:

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