Gabriele Muccino contro Pino Insegno e i doppiatori italiani

Lo scorso maggio, Gabriele Muccino aveva dato il là ad una polemica con Selvaggia Lucarelli e Pino Insegno sul doppiaggio italiano. A scatanarla, l’arrivo nelle sale del film di Spike Jonze, Lei, in cui il software che fa perdere la testa a Joaquin Phoenix (nell’originale, la voce di Scarlett Johansson) era “doppiato” da Micaela Ramazzotti. Muccino (come molti, va detto) non era rimasto soddisfatto della scelta e aveva invitato i fan, dalla sua pagina Facebook, a guardare la pellicola in lingua originale.
Con il passare dei mesi, la diatriba non si è arrestata, e ieri ha avuto una nuova puntata con un lunghissimo post (sempre su Facebook) in cui il regista romano fa il punto della situazione sulla polemica e replica duramente a Insegno, che qualche giorno fa aveva ironizzato su Muccino.
Scrive Muccino: «Pensavo fosse finita la diatriba innescata involontariamente e in modo naive da me stesso quando scrissi che la voce di Scarlett Johannson nel film Her (“Lei” per gli italiani – come se nel nostro paese non fossimo ancora in grado di tradurre nemmeno i titoli dei film o semplicemente pronunciarli), non poteva essere doppiata perché avrebbe perso tutto». «Non sapevo nemmeno l’avesse doppiata Michaela [in realtà è “Micaela”, n.d.r.] Ramazzotti – prosegue l’autore de L’ultimo bacio – e sinceramente proiettavo la difficoltà di doppiare quella voce senza neanche averlo visto doppiato ma solo in lingua originale. Per altro Michaela è bravissima ma non è una doppiatrice e i doppiatori non recitano, doppiano. Simulano la recitazione sterilizzandola e trasformandola in asettica, spesso priva di accenti e non di rado di emozioni».
Muccino riconosce che il doppiaggio è un lavoro «complicatissimo», ma «la perdita di emotività e verità, rispetto all’originale, è enorme e scontata». Il regista si sente sotto attacco da parte della “lobby” dei doppiatori: «hanno proprio deciso di scendere in battaglia contro di me. Sono dunque io il loro nemico, ora. Non il tempo anacronistico in cui vivono. E non sono nemmeno le frustrazioni che si sono portati dietro per decenni nell’essere la voce delle star piuttosto che le STAR in persona».
E qui si arriva al punto. «Oggi [ieri, n.d.r.] qualcuno mi ha postato un link su FB in cui il solito Pino Insegno, mai stato considerato in vita mia fino a quando ha voluto intraprendere con altri doppiatori questa rancorosa battaglia contro di me, parte in quarta insultando i miei film, tutti tranne il primo”. Secondo Muccino, Insegno gli avrebbe attribuito “frasi mai prununciate, riferendo che fossi stato insoddisfatto del doppiaggio della Ricerca della felicità. Questa, Insegno, è una vera menzogna». «Poi – prosegue il regista -, tronfio e pieno di sé, attacca addirittura la mia stazza (letteralmente dice, “sara’ incazzato perché ha preso 130 chili). A me dei due, il più incazzato, sembra francamente lui. E, nota culturale, solo in un paese cresciuto con l’estetismo Berlusconiano si può pensare di insultare un regista dicendogli che è grasso».
Muccino sottolinea come Insegno abbia proposto di boicottare il doppiaggio dei suoi film, accusa i doppiatori di oggi (di cui Insegno sarebbe il «capo cordata») di non saper “sporcare” le battute, di essere troppo asettici e finti, troppo “a fuoco”, e mette invece tra i grandi Oreste Lionello (storica voce di Woody Allen), Ferruccio Amendola e Giancarlo Giannini («l’unico ad ammettere candidamente che il doppiaggio è una mostruosità»).
Nel post scriptum al post, Muccino (impegnato con le riprese del suo nuovo film negli USA, Fathers and daughters) spiega di non aver intenzione di prolungare oltre la polemica. «Questo tipo di chiarificazione da parte mia chiude definitivamente la partita», scrive. Sarà, ma ci sono tutti gli ingredienti perché la solita e un po’ sterile polemica estiva continui.

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