John Huston – The Dead – Gente di Dublino

I morti è il racconto più famoso (e lungo) contenuto in Gente di Dublino di James Joyce. Tutto accade in una notte in cui a Dublino nevica intensamente. Gabriel Conroy, insieme alla moglie Gretta, si reca presso la casa delle sorelle Morkan, dove ogni anno ha luogo un ballo. Qui, i coniugi trascorrono una serata all’apparenza molto tranquilla, in cui Gabriel discorre dei più svariati argomenti, finché non arriva il momento di tornare in albergo. Giunto nella loro camera, Gabriel spera di avere con la moglie un rapporto intimo, ma questa appare turbata e ben presto svelerà il motivo di tanta tristezza: durante il ballo ha avuto modo di ascoltare una canzone, La fanciulla di Aughrim, che le aveva ricordato un suo antico amore, tale Michael Furey, un giovane di salute molto cagionevole ma che anni prima, per poterla incontrare, era rimasto per ore sotto la pioggia, morendo poco tempo dopo.

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Sembra essere una storia che racconta poco o niente, eppure I morti sono il sunto di un percorso intrapreso dallo scrittore irlandese per tutto il suo libro e che il bravissimo John Huston è riuscito a restituire benissimo sul grande schermo, nel suo ultimo film (morirà, infatti, nello stesso anno dell’uscita, il 1987). La scena finale, con cui scritto e pellicola si chiudono, rappresenta il senso di sconfitta del protagonista, che in breve si rende conto che la moglie ha costruito la sua intera esistenza su un ricordo, mentre lui, il marito vero, in carne ed ossa, è poco più che un fantasma. La frase «La sua anima si abbandonò lentamente mentre udiva la neve cadere lieve nell’universo e lieve cadere, come la discesa della loro ultima fine, su tutti i vivi e i morti», accomuna drammaticamente i vivi e i morti, tra i quali non esiste più molta distanza, mentre l’intera azione si risolve in un’amara riflessione sulla vecchiaia, che decreta la fine dei giorni e si deposita silenziosamente sull’uomo come la neve, che ricopre le strade della città. L’umiliazione di Gabriel è cocente, il quale si ritrova uomo mediocre di fronte al coraggio di Michael Furey, che nell’amore di Gretta ha acquistato forma e immortalità.

Si sa che Gente di Dublino è interamente basato sulla paralisi esistenziale a cui sono soggetti i dubliners di Joyce, incapaci di atti risolutivi poiché bloccati da ragioni religiose o sociali (le stesse che hanno alimentato la ribellione di Stephen nello stupendo Dedalus). Da parte sua, con quest’opera Huston ha voluto rendere omaggio all’Irlanda, Paese d’origine della sua famiglia, ma non solo: lo stesso regista nel ’64 aveva ottenuto la cittadinanza irlandese, vivendo per circa quindici anni nella contea di Galway. Una pellicola in famiglia, dal momento che la sceneggiatura è a cura del figlio, Tony Huston, mentre la figlia, la strepitosa Anjelica, ha vestito i panni di Gretta. Sembra uno strano scherzo del destino, che Huston abbia concluso la sua carriera – e la sua vita – proprio con un film intitolato The dead, i morti, e che nel farlo abbia avuto accanto la sua famiglia, in un ultimo e affettuoso saluto. Una sorta di requiem, che ha lasciato i figli orfani di un padre e noi tutti di un immenso artista.

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