È da un po’ che prosegue la battaglia che vede contrapposti Amazon e i 5 gruppi editoriali più importanti al mondo, Hachette, HarperCollins, Macmillan, Penguin, Simon&Schuster. La storia è vecchia, addirittura di dieci anni, e parte con l’ascesa di Amazon, vero e proprio colosso, che solo negli USA controlla il 50% delle vendite di libri (cartacei ed ebook). Questo dopo aver strappato importanti quote di mercato a Barnes & Nobles e alla storica catena di librerie Borders (oggi fallita), per non parlare delle piccole librerie indipendenti, il cui numero dagli anni Novanta ad oggi si è ridotto in maniera drastica. Per quanto riguarda l’ebook, la situazione è ancora più particolare, perché con l’arrivo di Kindle, Amazon si è assicurata il 90% del mercato dell’ebook.
Nel 2010, proprio quando l’egemonia di Amazon sul digitale sembrava essere un dato di fatto indiscutibile, le cinque grosse compagnie sopra citate avevano scelto di appoggiarsi alla piattaforma Apple per la distribuzione del proprio iBooks, con lo scopo di sottrarre almeno i loro titoli dalle fameliche fauci di Amazon. Tale accordo tra Apple e le 5 società è stato ritenuto una violazione delle norme antitrust, dando il via a un processo per collusione: in parole povere, la società di Cupertino è accusata di aver complottato con i cinque gruppi editoriali per far alzare i prezzi degli ebook alla fine del 2009 (un’azione assolutamente controproducente in un libero mercato, anche perché il monopolio di Amazon è completamente accettato, proprio in quanto comporta dei benefici al lettore – un prezzo inferiore del libro).
Tuttavia, Hachette ha continuato nella sua battaglia, non intendendo rinegoziare i precedenti accordi con i distributori (Amazon stessa, ma anche la Apple). Da una parte c’è una visione di larga distribuzione, che è quella di Amazon, dove i libri costano poco, senza che l’editore possa imporre la vendita di un titolo piuttosto che di un altro. Dall’altra, si pone una casa editrice di alta qualità come Hachette, secondo cui il libro non è un mero bene di consumo, ma un prodotto di qualità, con un grosso lavoro alle spalle e, che quindi, merita di essere distribuito a un certo prezzo (non modico) sul mercato. La questione resta aperta.