Philip Roth: «In pensione sono felice, non scriverò più»

Quando, ad ottobre del 2012, Philip Roth aveva annunciato il suo ritiro, la notizia sulle prime era passata quasi insosservata. Amplificata con un po’ di ritardo (un mese) dai media, aveva gettato nello sconforto i fan dello scrittore e gli amanti della letteratura. Ora, a distanza di un anno e tre mesi, come se la passerà Roth? Sarà pentito della decisione? Risposta: per niente.

In un’intervista concessa a Cynthia Haven, professoressa della Stanford University, per il suo blog, l’81enne scrittore americano, candidato da tempo al Premio Nobel per la letteratura, ha raccontato di trascorrere le sue giornate tra il baseball in tv, la musica, le nuotate, gli amici, le passeggiate nella natura, lo studio della storia americana del 19esimo secolo (la sua nuova passione) e soprattutto senza nostalgia della scrittura.

«Non desidero scrivere nuovi romanzi», ribadisce Roth. «Ho fatto quello che ho fatto ma ora basta. Nella vita c’è altro che scrivere e pubblicare romanzi. C’è un altro modo di essere, io stesso ne sono stupito e amo scoprirlo fino alla fine».

Insomma, il premio Pulitzer e autore di Pastorale americana è felicemente in pensione e intende rimanerci, con buona pace dei suoi lettori.

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