David Lynch nel 1992, quasi contemporaneamente all’uscita della sua notissima serieTwin Peaks, decide di creare un prequel per rendere chiare le cose ai suoi spettatori e fedeli seguaci: nasce così Twin Peaks: fuoco cammina con me. Tutto inizia da un’indagine dell’agente Chester Desmond sull’omicidio di una giovane ragazza, Teresa Banks, in compagnia del collega Sam Stanley. I due investigatori trovano una serie indizi a proposito della vittima e scoprono che conduceva una vita sregolata; soprattutto, però, Desmond riesce a scovare un misterioso anello che la ragazza abitualmente portava. Tuttavia, il detective sparisce nel nulla.
Da qui inizia poi la storia di un altro agente, Dale Cooper, inviato ad indagare se questa seconda scomparsa fosse legata alla prima. Lynch attua così un salto temporale, ed inizia a narrare la storia di Laura Palmer, giovane studentessa cocainomane, vittima di un padre maniaco, e altalenante tra momenti di amore sfrenato con Bobby Briggs e di amore platonico con James Hurley. La trama di Twin Peaks: fuoco cammina con me ruota attorno al nucleo onirico della “Loggia Nera” (una stanza che assomiglia ad un salotto, con un pavimento bianco-nero e, al posto delle pareti, delle tende rosse), dove sembra che si snodi concettualmente la trama visiva e rappresentativa del film e al cui interno si trovano un nano e “l’uomo che viene da un’altro posto”, oltre che all’incarnazione onirica del male chiamata Bob.
Lynch focalizza l’attenzione dell’osservatore sulla vita sconvolgente di Laura, il cui volto è sempre distorto da espressioni o di spavento o di delirio. Lei e tutti i personaggi del hanno un valore quasi caricaturale, finiscono con l’impersonare una serie di vizi capitali. Il regista crea attorno a Laura un caleidoscopio di volti e corpi la cui sola funzione è sfogare le proprie passioni folli. Dietro a questa facciata edonista, si nascondono uno stuolo di passioni e paure, la cui dimensione figurativa è data dalla cosiddetta “Loggia Nera”.
Twin Peaks: fuoco cammina con me possiede una trama molto densa e criptica: lo spettatore che non abbia mai visto la serie tv potrebbe avere difficoltà a seguirlo dall’inizio alla fine. Lynch, in ogni caso, si dimostra maestro cineasta, garantendo una certa la spettacolarità visiva, soprattutto nei passaggi onirici della storia, come per esempio l’emblematica ultima scena, un autentico tripudio di simboli.