David O. Russell – American hustle. L’apparenza inganna

Si accendono le luci. Scorrono i titoli di coda. La sensazione è che tutti siano contenti, a parte il sottoscritto. Certo, questo è un film del regista che Hollywood ha più apprezzato negli ultimi anni, quel The fighter era davvero bello e anche Il lato positivo, tra i suoi tanti difetti, celava una sincerità e una passione per la storia narrata che non lasciavano indifferenti. Ma niente: American hustle è troppo costruito, troppo caotico, troppo autocompiaciuto per poter arrivare al cuore dello spettatore.

Un film che nonostante le sue semplicistiche metafore (abbondanza di specchi e di acconciature sfavillanti a sottolineare l’ambiguità dei personaggi) non fa altro che ricordare continuamente, attraverso la voce off dei protagonisti, il suo significato profondo, che poi è l’abusatissimo confine tra realtà e finzione, tra apparenza e inganno. Tutto è spiegato, tutto è fin troppo dichiarato, quando invece la bellezza in pellicole di questo tipo sta proprio nel non visto, nel non detto.

La sensazione è quella che il film di David O. Russell, non abbia saputo trovare lo stesso equilibrio dei suoi due precedenti lavori e che si perda invece nella costante ricerca della scena cult da consegnare ai posteri, sia essa il bacio saffico tra Jennifer Lawrence e Amy Adams, o il karaoke della stessa Lawrence sulle note di Live and let die di Paul McCartney. Così, tra inutili flashback riassuntivi e almeno venti minuti di troppo, quello che rimane è soltanto una innegabile abilità del regista nel dirigere gli attori, i quali tuttavia non ricambiano con interpretazioni altrettanto indimenticabili: tutti sopra le righe e tutti nascosti dietro trucchi e parrucchi, quasi fossero la caricatura di loro stessi. Si salva solo Amy Adams alla quale basta un semplice sguardo per trasmettere in tutte le scene la sua carica erotica e disperata allo stesso tempo.

Un cinema ruffiano che però per qualche oscura ragione attrae. Sarà per la splendida ricostruzione degli anni ’70, o per l’avvolgente colonna sonora, oppure perchè nonostante tutto, il film mantiene sempre una invidiabile fluidità narrativa. Ci si lascia cullare da questa illusione, da questi lustrini, da queste acconciature, da questa musica. Anche se sai che è tutto costruito, che è tutto messo li apposta per farsi piacere. Perchè in fondo non sappiamo mai distinguere la differenza tra colui che ha fatto il quadro originale e colui che lo ho copiato talmente bene da non farci riconoscere più la copia.

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