Già il titolo ci conferma che è Molière il protagonista indiscusso del nuovo film di Philippe Le Guay. Ci sono un attore stufo di ricoprire i soliti ruoli e un ex attore di teatro, che si uniscono per mettere in scena Il misantropo del grande drammaturgo francese. Il misantropo non è la solita commedia di Molière (manca un po’ dell’intento satirico e dell’ironia, per esempio, delTartufo) e risente in modo significativo della crisi dell’autore intorno al 1667, dopo che la moglie lo aveva lasciato. Una commedia in cinque atti, con protagonista Alceste, il misantropo innamorato di Celimene, donna bella ma superficiale (Alceste à bicyclette è anche il titolo originale della pellicola).
È proprio intorno al personaggio di Alceste che si dovrebbe concentrare l’attenzione. Nella pièce egli è un uomo incapace di sopportare le ipocrisie della società, convinto che le maschere che vengono utilizzate per conformarsi al vivere comune siano una menzogna sia per sé che per gli altri. Eppure nel corso dell’azione finirà per sentirsi tradito da tutti e da qui, appunto, il titolo della commedia. Ma è proprio l’intransigenza di Alceste e il suo seguire dei principi rigidi – che andrebbero pure bene se non fossimo, per natura, degli animali sociali – ad allontanarlo dagli altri e anche un po’ da se stesso. Allo stesso modo, Serge, il grande ex attore di teatro, sceglie, all’apice del successo, di ritirarsi, optando per la solitudine piuttosto che per i riflettori. Lui e il suo compare Gauthier sono due poli opposti che si fronteggiando, alternandosi nel ruolo di Alceste e in quello dell’amico di sempre, Filinte. Due personalità forti, distinte, eppure, ognuna a modo suo, profondamente narcisiste, perché, come ha affermato lo stesso Fabrice Luchini (Serge) in un’intervista, essere attori significa essere vanitosi, instabili e pieni di difetti, costantemente in competizione per dimostrare di essere i migliori.
Molière in bicicletta è un film che ironizza sul patinato mondo dello spettacolo, evidenziando la solitudine sia di chi ha deciso di distaccarsene che di colui che, tramite compromessi, vi è immerso. I protagonisti non fanno alcuna fatica a sottolineare la loro diversità, anche artistica, nell’approccio stesso all’opera di Molière, dimenticando che Il misantropo non è solo la storia di un uomo deluso da tutti, ma anche d’amicizia, quella con Filinte, amico di Alceste nonostante le continue critiche e i consigli (buoni) che il misantropo ha sempre scelto di non ascoltare. Forse i due attori riusciranno a capirsi. O forse saranno costretti a piegarsi alla fragilità dei loro caratteri. Perché se le opere da mettere in scena sono potenti, assolute, dense di significato e bellezza, lo stesso non si può dire degli esseri umani.