Robert Pollard – Blazing gentlemen

Il fatto che la pagina Wikipedia di Robert Pollard non sia aggiornata con le uscite dal 2008 ad oggi (ben 12, incluso Blazing gentlemen), non è di per sé tanto significativo dell’incontinenza creativa del songwriter americano, quanto piuttosto della pazienza dei suoi fan. Che probabilmente è agli sgoccioli. Nel corso degli ultimi due anni, infatti, alla produzione solista Pollard ha affiancato anche i dischi con i ritrovati Guided by Voices, per un totale di otto release (e per il 2014 è già in programma Motivational jumpsuit…). Il risultato è che ora ne abbiamo piene le tasche, perché se è vero che non di dischi sgradevoli si tratta, il gioco è comunque sfibrante, e tra le pieghe dei consueti sketch di uno-due minuti che affollano da sempre le tracklist del nostro, comincia a trapelare il sentore della presa in giro.

Calma, passo indietro: non sminuiamo la buona fede del nostro, spirito indie per eccellenza. Però, anche fosse vero quello che ha dichiarato («a 55 anni ho finalmente imparato come si scrive una canzone»), rimane il fatto che le idee cominciano ad essere davvero pochine. Passi per Magic man hype, un rock dalle venature hard, per la psichedelia di Red flag down, o per la trascinante My museum needs an elevator (intelligente nei cambi di tempo, accattivante nella melodia); passi anche per il melodramma un po’ bowiano di Extra fool’s day, e la beatlesiana/kinksiana Tea people, ma gli altri 11 brani? Non è tanto il fatto che siano sotto i due minuti ad irritare, quanto piuttosto che, più di ogni altra volta, la cosa sia evidente. Pollard funziona così: annota su un taccuino versi, frasi, storie e quant’altro, li trasforma in testi di canzoni e li musica – tutti. Ovvio che un tale esercizio di quantità si traduca, alla lunga, in uno sfogo meccanico e narcisistico.

Le canzoni di Blazing gentlemen sono un Pollard con il pilota automatico, che pesca dall’alternative rock anni ’80-’90, dal brit rock storico, del pop, del punk, del prog e dalla psichedelia per imbastire una serie di quadretti sgangherati. Ma stavolta non bastano le progressioni di accordi bizzarre, i riverberi e l’ironia a tener su la baracca: dopo 8 dischi serve altro. Serve una pausa.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie