Sam Raimi – L’armata delle tenebre

Ash è uno di quei personaggi, divisi tra epica e ridicolo, nati per diventare figure cult, quelle che ci piace rievocare con le loro battute («Gimme some sugar, baby»). Il tutto grazie all’interpretazione iconica di Bruce Campbell, attore capace di mantenere fresca una trilogia horror demenziale, quella de La casa firmata Sam Raimi, ricca di idee originali (che hanno fatto scuola) e la quale ci ha offerto con questo capitolo conclusivo uno dei migliori esempi di connubio tra genere fantasy e commedia (assieme al celebre Monty Python e il sacro Graal).

L’armata delle tenebre inizia collegandosi alla fine del precedente titolo, La casa 2: Ash viene mandato indietro nel tempo e si ritrova in una sorta di epoca medioevale (dove regnano rivali Arthur e Henry). Quando alcuni uomini lo vedono, munito del celebre “bastone di tuono” (il fedele fucile), riconoscono in lui l’eroe di una profezia, colui che li salverà dal male che piaga la loro terra. Un mago spiega ad Ash che esiste un solo modo per ricondurlo a casa e assieme debellare il male: trovare il malefico libro Necronomicon. «Klaatu barada nikto», queste le parole che vanno pronunciate prima di afferrarlo: ma Ash stupidamente non ha prestato attenzione, lo trova ma sbaglia la pronuncia e così sveglia la temuta presenza malvagia, pronta a scatenare una guerra. Ash ritorna col libro, ma un esercito di scheletri è ormai in marcia verso il castello di Arthur.

L’Ash di Raimi non ha molto di eroico (è infatti parodia del tipico eroe all’americana): una volta risvegliati i morti, non si preoccupa degli abitanti ma solo di tornare nel suo tempo. Nessuno riesce a smuoverlo, solo il rapimento della bella Sheila (Embeth Davidtz) da parte di un demone lo convince a restare: ignora i codici morali, lo muove solo il proprio orgoglio virile. Resta però fondamentalmente un eroe idiota e l’assedio dei morti che segue il ritrovamento del Necronomicon (un omaggio a Lovecraft) è dovuto a lui stesso, dopo la cartoonesca scena cimiteriale nella quale sbaglia le parole.

L’armata delle tenebre è uno dei film più riusciti di Raimi, pellicola che si allontana dalla categoria B (il budget è aumentato di molto rispetto a La casa) e che ottiene gran successo di pubblico grazie all’unione tra i toni esilaranti della commedia demenziale, il fantasy e in minima parte l’horror, qui meno calcato rispetto i precedenti. L’aspetto tecnico conferma l’abilità ma soprattutto la creatività del regista, abile nel gestire ogni scena con un occhio ai dettagli. Ma non si tralascia mai l’aspetto comico, punto di forza del film: brillanti le frequenti gag aventi protagonisti Ash e gli scheletri, così come la geniale e grottesca scena del duello nella foresta tra Ash e il suo “gemello cattivo”. Un film che, a distanza di 20 anni, mantiene intatta la sua originalità.

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