Calibro 35 – Traditori di tutti

L’abilità dei Calibro 35 è un fatto che trascende la tecnica strumentale o il calligrafismo: è la forza di un tratto, impastato di jazz, rock progressivo e funk, capace di rendere alla perfezione quel microcosmo provinciale di stereotipi noir che è il “poliziottesco”, ovvero il poliziesco “all’italiana”. Anche quando, come in questo caso, basso, chitarra, batteria e organo si elevano dai b-movie alla letteratura (quella di Giorgio Scerbanenco, autore del romanzo che dà il titolo al disco), e dalle cover dei vari Morricone, Micalizzi ecc. si passa ai brani originali, il risultato non cambia: Enrico Gabrielli e soci sono bravissimi a stilizzare i cliché e a reinfondere loro una bella grinta, sempre non priva di ironia.

Traditori di tutti è stato registrato a Milano, a due passi dal naviglio, e sembra aver assorbito alla perfezione il grigio della nebbia, l’umidità, il freddo penetrante della città, contesa tra angoli bui ed esuberanza festaiola, tra sporcizia sordida e glam borghese. Le melodie giocano con furbizia con i classici del genere, ma gli arrangiamenti, assai ricchi, le collocano lungo uno spettro ampio, che va dal beat festoso di Giulia mon amour (il primo singolo) al tango dal sapore quasi dub di One hundred guests, dal jazz acidulo e sornione di Mescaline 6 ai fiati r’n’b di Stainless steel, dal funk “urban” di You, filthy bastards! alla sospesa e inquieta Miss Livia Ussaro (con la voce d’angelo di Serena Altavilla). Merito anche dell’innesto in formazione dell’organo Philicorda, del dulcitone e del mellotron, che arricchiscono le consuete trame strumentali di basso, chitarra, batteria e tastiere allestite da Gabrielli con la complicità di Massimo Martellotta, Fabio Rondanini, Luca Cavina e (in cabina di produzione) di Tommaso Colliva.


Traditori di tutti prosegue insomma il percorso di emancipazione e reinvenzione esplicita della tradizione della soundtrack poliziottesco-noir, intrapreso dalla band con i recenti Ogni riferimento… e Dalla Bovisa a Brooklyn. Il romanzo di Scerbanenco (secondo del ciclo del “Duca Lamberti”) offre l’appiglio perfetto, con una storia d’ambientazione borghese a base di sesso e tradimenti – e morte, ovviamente. Certo, malgrado non si tratti più di cover, la novità rispetto agli esordi è venuta meno, ma non il divertimento: l’album è tutt’altro che una Annoying repetition, una “ripetizione tediosa”, per usare il titolo del pezzo di chiusura. Piuttosto, un excursus colto e vivace al tempo stesso, anti-retorico e anti-nostalgico, in una bella fetta d’immaginario popolare nostrano.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie