Terrence Malick – La rabbia giovane

È una storia drammatica, quella raccontata da Terrence Malick nel suo film d’esordio Badlands (La rabbia giovane in Italia), liberamente ispirata alla vicenda reale (modello anche per Assassini nati di Oliver Stone) di Charles Starkweather e della sua giovanissima compagna Caril Ann, colpevoli di una serie di omicidi avvenuti negli Stati Uniti nel 1958.

Nella sceneggiatura di Malick cambiano i nomi, ma la trama è simile e lineare, ambientata inizialmente in una cittadina del South Dakota: Kit Carruthers (Martin Sheen), giovane “bad boy” privo di scrupoli, si invaghisce di una ragazzina quindicenne, Holly (Sissy Spacek), a sua volta attratta dall’atteggiamento “alla James Dean” del ragazzo. Il padre di lei (Warren Oates) non approva la relazione tra i due. In seguito Kit, perso il suo lavoro come netturbino, decide di affrontare il genitore di persona, ma quando questi lo respinge lui, munito di pistola, lo uccide; Holly assiste ma sembra accettare la cosa con indifferenza. Ha così inizio un vero road movie all’americana: i due immaturi protagonisti (lui ha da poco raggiunto la maggiore età), come novelli Bonnie e Clyde, si ritrovano a fuggire in macchina attraverso le distese degli stati settentrionali (le “badlands” appunto), al contempo però accettando questo stile di vita (e macchiandosi di altri crimini) nel nome di un amore che per Holly ha il sapore romantico dell’idillio.

Il film ci viene presentato proprio dal punto di vista della ragazza, che funge da narratrice attraverso una tecnica, quella della voce fuori campo, che diventerà caratteristica del suggestivo cinema di Malick, assieme alla presenza costante di una Natura misteriosa. Attraverso le sue parole cogliamo una visione della realtà fiabesca, romantica, prospettiva insolita essendo il soggetto incentrato su una successione di omicidi a freddo. Uccisioni però rappresentate senza crudeltà, niente grida o sangue, affrontate con distacco dagli stessi killer: è chiaro che al regista non interessa la visione della violenza, quanto piuttosto la pura innocenza che vi si nasconde dietro, quella della fidanzatina Holly, ma anche di Kit, personalità forse malata e confusa, ma mai rappresentata con indosso quella maschera di cattiveria che si tende ad associare agli assassini.

Sul carillon melodico di Carl Orff in sottofondo, Malick ci sorprende con un primo film anticonvenzionale (ispiratore tra l’altro della canzone Nebraska di Springsteen), dai forti contrasti nel suo essere una storia (dal regista consapevolmente narrata come se fosse una favola fuori dal tempo) fatta di morte ma anche di un amore, fondato su illusioni immature ed incertezza, che emerge come vero protagonista.

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