Scott Walker – Il cacciatore di donne

Da ragazzo Robert Hansen era il classico sfigato, quello che a scuola veniva preso di mira dai compagni a causa dell’acne e della balbuzie. La caccia costituì per lui una via di fuga, un modo per estraniarsi dal mondo e costruirsene uno tutto per sé. Ma la caccia di Robert Hansen era particolare: le prede erano tutte donne.

Potrebbe essere così riassunta la vita del feroce serial killer, che tra gli anni Settanta e Ottanta seminò il panico nelle zone di Anchorage (Alaska): Hansen rapì, torturò, stuprò e uccise una ventina di donne (ma è responsabile delle sevizie su almeno una trentina di vittime). La sua storia lascia un segno indelebile nell’opinione pubblica – è certo che Hansen sia stato uno dei criminali più noti e feroci nella storia degli Stati Uniti d’America – tanto che, molti anni dopo il suo arresto e la condanna a 461 anni di carcere, Scott Walker ha realizzato un film sul suo caso, con protagonisti John Cusack, nei panni di Hansen, Nicolas Cage, in quelli del poliziotto Jack Halcombe, e Vanessa Hudgens, che interpreta Cindy Paulson, l’unica sopravvissuta alla follia di Hansen.

Una pellicola che intende commemorare le vittime, quelle accertate, perché non tutti i corpi sono stati ritrovati: Il cacciatore di donne si chiude con un elenco delle ragazze uccise e una dedica alla loro memoria. Il lungometraggio parte dalla fuga di Cindy, una prostituta tossicodipendente, che confida il suo dramma alla polizia, sperando in un immediato arresto di Hansen. Ciò non avviene, poiché l’uomo gode del rispetto della comunità e anche perché nessuno porta delle prove concrete circa la sua possibile colpevolezza. La faccenda sembra concludersi quasi subito, se non fosse che il fascicolo di Cindy finisce nelle mani di Jack, un detective, da tempo sulle tracce del serial killer, in seguito al casuale ritrovamento di alcuni cadaveri.

Infarcito di buone intenzioni – raccontare, denunciare e ricordare una storia di cronaca nera –, il film di Walker si sofferma sugli ultimi delitti di Hansen, pur tracciando simbolicamente tutta la parabola criminale dell’uomo, iniziata nel 1971, sino all’arresto nel 1983: un percorso reso realistico dall’ottimo John Cusack, dal volto scavato e capace di trasmettere un senso di lucida pazzia, nascosta dietro una maschera d’impenetrabilità. Una tragedia che trova completezza nella disperazione di una credibile Vanessa Hudgens, la quale, smessi i panni della romantica Gabriella di High school musical, sembra aver trovato nei ruoli drammatici una giusta dimensione. La performance di Nicolas Cage è, al contrario, un po’ sottotono, in quanto priva del sufficiente pathos e della credibilità necessaria per esternare la rabbia e la frustrazione di fronte a tanto orrore e alla disperazione dei parenti delle vittime.

 

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