Franco Zeffirelli – Amleto

Oltre a essere una delle opere di William Shakespeare più conosciute e rappresentate a teatro, Amleto è una tragedia che offre innumerevoli spunti di studio, non solo per il risvolto esistenziale e filosofico («essere o non essere?»), ma anche per la riflessione politica («c’è del marcio in Danimarca»), il tema della pazzia – impersonato da Ofelia –, l’amore, la religione e le implicazioni psicoanalitiche. Il complesso edipico è chiamato in causa nel rapporto di Amleto con la madre, unito all’incapacità del principe danese di uccidere lo zio, che si è macchiato di un crimine che, inconsciamente, lo stesso Amleto avrebbe voluto compiere (ossia, uccidere il padre e giacere con la madre).

Negli anni Amleto è stato interpretato dai più famosi attori del Novecento (qui un nostro speciale a riguardo), da Laurence Olivier fino a Kenneth Branagh, Ian McKellen e Mel Gibson, quest’ultimo nei panni del principe nella fortunata pellicola di Franco Zeffirelli. Realizzato nel ’90, e vincitore di un David di Donatello come «miglior film straniero», il lungometraggio vanta un ottimo cast, dal sopra citato Gibson a Glenn Close ed Helena Bonham Carter, interpreti, rispettivamente, di Gertrude e Ofelia.

L’adattamento di Zeffirelli procede spedito sin dall’inizio. Forse è un Amleto meno “classico” rispetto ad altre trasposizioni, tuttavia, pur sacrificando battute e scene, esso mantiene comunque la forza evocatrice dell’opera. È, infatti, in un crescere di prese di coscienza e sospetti confermati, che Amleto intuisce che il padre è stato assassinato dal fratello Claudio, che, nel frattempo, ne ha usurpato il trono, sposando la vedova Gertrude. Amleto non può fare altro che vendicare la morte del genitore, facendosi credere pazzo e rinunciando, in questo modo, anche al sentimento per Ofelia, la quale realmente precipita nel baratro della follia.

L’epilogo della vicenda è noto, e il merito di Zeffirelli è stato quello di aver saputo coniugare tragedia, modalità filmiche, performance degli attori in un unico prodotto, di ottima qualità formale. Completano il quadro le suggestive ambientazioni, dall’essenziale struttura del castello di Elsinore agli spazi cupi della Scozia e dell’Inghilterra, che contribuiscono, anche sotto l’aspetto visivo, a rendere la versione di Zeffirelli dell’Amleto una delle più riuscite e apprezzate dal pubblico.

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