Tim Burton – Ed Wood

Edward Davis Wood Jr. è considerato dalla critica il peggior regista di tutti i tempi. Non condivide tale opinione Tim Burton, al contrario suo grande estimatore, il quale, nel 1994, decise di omaggiarlo con un film, Ed Wood.  Il lungometraggio s’ispira alla biografia di Rudolph Grey, Nightmare of ecstasy: a motivare Wood nelle sue scelte fu la grande passione per il cinema che, nell’immediato dopoguerra, lo spinse a fondare una propria casa di produzione cinematografica. Purtroppo, i film venivano girati con pochi mezzi a disposizione, in tempi brevi, per cui la qualità finale dei realizzati non fu sempre eccelsa. Una piccola svolta avvenne grazie alla collaborazione con Bela Lugosi, storico interprete di pellicole horror, tra cui Dracula (1931) di Tod Browning. Negli anni Quaranta l’attore aveva conosciuto un lento declino artistico, in seguito a una parentesi professionale molto felice, e la partecipazione ai film di Wood fu quasi obbligata dalle pressanti difficoltà economiche: tuttavia, questo sodalizio si trasformò col tempo in una sincera amicizia.

Il ritratto che il regista di Batman traccia del suo collega è piuttosto indulgente, probabilmente per non infierire ulteriormente su un artista già più volte in passato oggetto di scherno da parte di pubblico e critica. Piuttosto, Ed Wood si concentra sull’indole del protagonista, descritto come un essere positivo e vitale, ma caratterizzato anche da un lato più oscuro, segnato dalla solitudine e dal vizio dell’alcool. In fondo, anche questo personaggio non poteva discostarsi più di tanto dagli altri caratteri dei film di Burton, che tanto lo intrigano per la loro essenza malinconica e fuori dagli schemi.

La Hollywood degli anni Cinquanta è presentata come  la fabbrica dei sogni in cui “non è tutto oro quel che luccica”, anche se Wood decise di investire proprio lì, senza per questo smarrire la spontaneità alla base del suo percorso professionale. Burton delinea il profilo del classico loser, conscio della sua condizione di perdente, eppure deciso a proseguire per la sua strada; il film si contraddistingue per i toni divertenti ma mai grotteschi, mentre Martin Landau offre un emozionante e commovente spaccato di Lugosi, chiaro esempio di come Hollywood tendeva, ieri come oggi, a mitizzare e, con altrettanta facilità, a dimenticare i suoi divi.

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