Nicola Gardini – Lo sconosciuto

Il libro di Nicola Gardini sorprende in positivo per due motivi in particolare: la maturità con la quale si accosta al lettore (e con la quale lo considera) e la disponibilità a condividere pensieri, ricordi e vita privata (dolori e segreti compresi). Ne viene fuori un punto d’incontro ben riuscito, uno spazio in cui prendere confidenza con i rapporti personali, con la vita familiare e con il decorso di una malattia.

Lo sconosciuto è la storia di un uomo che si riavvicina al padre che, malato di Alzheimer, diventa uno sconosciuto, appunto, per il figlio e per il resto del mondo. Nicola accompagna suo padre (Bruno) a passeggiare, lo studia, lo accudisce, aiuta sua madre in questo percorso all’interno del dolore. La mente del padre si sgretola, e Nicola vede riaffiorare pezzi di vita segreta, un passato che lo porta a riconsiderare il padre e il suo rapporto con lui. Il romanzo si muove sul doppio filo della malattia e del rapporto padre-figlio, offrendo al lettore la durezza di ciò che l’Alzheimer può far diventare, la tenera compassione e la fiducia verso i sentimenti umani. Una sorta di puzzle da completare, e mano a mano che i singoli pezzi vanno al loro posto, Nicola acquista la consapevolezza di essere solo un piccolo elemento nel più grande “motore” della sua storia.

La malattia, di colpo, rimette in primo piano il rapporto difficile e confuso tra Nicola e suo padre, come se, in uno sguardo più generale, ogni dolore abbia la capacità di scavare dentro di noi e far emergere tratti sconosciuti. Mettendo da parte i vecchi contrasti l’animo è in grado di accogliere novità e nuove storie. Bruno, a causa della malattia, è un Wandering, vagabonda in cerca di un senso, e mentre attraversa la sua solitudine e va verso l’autodistruzione, regala il proseguo della storia a Nicola e chiude il cerchio del dolore di Maria (sua moglie). Proprio la donna è il simbolo del coraggio, la non rassegnazione di fronte all’evidenza dell’Alzheimer, la dedizione e la capacità di guardare al passato con equilibrio, lasciando aperta una porta nel presente. Gardini è bravo perché nel buttare, senza troppi fronzoli o filtri, il dolore in faccia al lettore, non si dimentica mai di sottolineare la dimensione dei sentimenti, che si modificano col decorso della malattia.

Ogni personaggio, ad un certo punto, si ritrova avvolto nella nebbia della solitudine, e solo la memoria sembra essere il filo conduttore. Memorie che si sgretolano o che ritornano con forza. Anche grazie al concetto di memoria, questo libro sembra rivalutare la condizione del malato: ci offre la sua visione degli eventi, il suo punto di vista e la sua dimensione nella realtà; facendone non un emarginato, ma uno dei tanti elementi “attivi” di ogni storia.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.