Furyon – Gravitas

Giovani, inglesi, attitudine da rocker indomabili, una label italiana (la Frontiers Record) a pubblicarne il debutto. Potrebbero essere queste le parole chiave per presentare i Furyon, formazione che con Gravitas ha destato interesse e seminato scompiglio tra la stampa specializzata d’oltremanica, che non ha esitato a incoronare i cinque come una delle migliori realtà del rock pesante contemporaneo.

Le dieci canzoni che costituiscono il full-lenght dei brightoniani scorrono contese tra un forte appeal melodico e una certa dose di robustezza, collocandosi lungo le coordinate sonore tracciate da Black Label Society, Alice in Chains, Alter Bridge e Tool. Canzoni che sfoggiano una vasta gamma di riff “made in USA”, imbevute di sfumature post-grunge e/o hard-rock, con il punto di maggiore interesse nell’ugola di Matt Mitchell, singer scintillante, dotato di un notevole carisma, in cui riecheggia il Chris Cornell dei fasti dell’era Soundgarden e non quello infiacchito di certe apparizioni live soliste più o meno recenti.

A livello compositivo, però, accanto a ottimi slanci creativi come New way of living e Stand like stone, c’è ancora qualcosa su cui lavorare con maggiore originalità e attenzione. In certi momenti, infatti, la formula proposta da Mitchell, Chris Green e Pat Heath (chitarre), Alex “Nickel” Bowen (basso) e Lee Farmery (batteria) si dimostra ancora abbastanza ordinaria, penalizzata dalla prevedibilità di certi ritornelli. Niente di drammatico, però: i pezzi sono comunque ben confenzionati ed eseguiti con precisione certosina dalla band, impreziositi da fraseggi di sei corde di pregevole fattura, che aggiungono dosi d’adrenalina alle composizioni. Da segnalare, sotto questo punto di vista, anche Don’t follow, con una progressione chitarristica sinuosa e divertente.

Una dose maggiore di ricercatezza e Gravitas sarebbe potuto essere assai più interessante. C’è da sperare che i cinque definiscano compiutamente al più presto le proprie coordinate stilistiche e crescano in personalità per evitare che qualcuno gli affibbi il marchio di fratellastri di Creed o Alter Bridge. Per ora, c’è comunque una buona capacità di scrittura e un’interessante padronanza dei mezzi espressivi. Tutto dipenderà dai passi successivi della band. E, come si dice in questi casi, se son rose fioriranno.

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