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Adelaida è la storia appassionante, a tratti commovente, di un’artista nata a Recanati nel 1927, figlia del pittore Lorenzo Gigli che, con la sua famiglia, decise di lasciarsi l’Italia alle spalle nel 1931 alla volta dell’Argentina, per non compromettersi con il regime fascista. Artista che l’autore ha conosciuto e frequentato a Recanati nell’ultima parte della sua vita e di cui ha ricostruito con affetto una vita avventurosa, difficile, ma sempre piena di vitalità.
Adelaida – Adrián N. Bravi
Appena arrivata a Buenos Aires, la famiglia Gigli si imbatte però con il primo colpo di stato della storia Argentina. Adelaida alla fine degli anni Quaranta inizia a collaborare con alcune riviste e dopo l’esperienza universitaria, insieme al marito David Viñas (storico e importante narratore) e altri intellettuali, fonda la rivista Contorno, destinata a diventare un punto di riferimento per l’Argentina degli anni Cinquanta.
Dopo un viaggio in Venezuela nel 1960, comincia a dedicarsi alla ceramica e si trasforma nella grande artista che è stata. Ha avuto due figli, Mini e Lorenzo, entrambi militanti del gruppo rivoluzionario montoneros, entrambi ‘desaparecidos’, lei nel 1976, lui nel 1980. Subito dopo il colpo di stato del 1976 Adelaida è costretta a lasciare l’Argentina per recarsi, prima a Rio di Janeiro e poi a Recanati, suo paese natale, dove è morta nel 2010, in un ricovero, nel quale ha trascorso gli ultimi nove anni di vita, in solitudine. Il libro è suddiviso in due parti.
La prima inizia quando Mini, dopo essersi resa conto che la stanno inseguendo, abbandona sua figlia Inés, di appena otto mesi, nelle braccia di due sconosciuti per salvarla e si lancia nella corsa. In questa prima parte l’autore Bravi ricostruisce la vita di Adelaida, del padre, dei figli, di Carlos Goldenberg (compagno di Mini, morto in uno scontro armato quindici giorni prima della scomparsa di lei), contestualizzando le loro vite, secondo il periodo storico.
La seconda parte comincia con il suo esilio, la sua vita artistica a Recanati, il dolore della perdita dei suoi cari, l’alcol, e infine, gli ultimi anni e la sua convivenza con l’Alzheimer. In questa seconda parte ci sono molte incursioni autobiografiche, del periodo in cui l’autore l’ha frequentata.
L’autore
Adrián N. Bravi è nato a Buenos Aires e lì ha vissuto fino alla fine degli anni ’80, quando si è trasferito in Italia per proseguire gli studi in filosofia. Laureato all’Università degli Studi di Macerata, oggi ci lavora come bibliotecario. Nel 1999 ha esordito come narratore in lingua spagnola ma poi ha scelto di scrivere in italiano. Tra i suoi romanzi: La pelusa (Nottetempo, 2007), Sud 1982 (Nottetempo, 2008), Il riporto (Nottetempo, 2011) finalista al Premio Comisso 2012, L’albero e la vacca (Feltrinelli, 2013) vincitore del Premio Bergamo 2014, L’idioma di Casilda Moreira (Exòrma, 2019) e Il levitatore (Quodlibet, 2020). I suoi libri sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo e arabo.
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