MOF 2022

Un MOF 2022 che si chiude al ritmo di flamenco e con un Barbiere di Siviglia “da telenovela”

Nell’ultima settimana di fuoco per il MOF 2022 non sono mancati i ritmi e i colori del flamenco. Sabato 20 agosto, all’Arena Sferisterio, i bailaores e cantaores della Compañía Antonio Gades hanno messo in scena Fuego, in coproduzione con FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana. 

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Fuego: uno spettacolo di danza

Oggetto, coreografia e regia di Antonio Gades (pseudonimo di Antonio Esteve Rodenas) nonché fondatore e direttore artistico del Ballet Nacional de España fino al 2004, anno della sua morte, e Carlos Saura. La direzione artistica di Miguel Ortega le scene e i costumi a cura di Gerardo Vera. Nato da una pellicola cinematografica, Fuego è stato messo in scena per la prima volta nel 1989 al Théâtre du Châtelet di Parigi e si riconferma oggi come spettacolo di repertorio della compagnia.

FuegoLo spettacolo di danza è liberamente ispirato a El amor brujo (L’amore stregone), un balletto novecentesco in un atto e due scene del compositore Manuel de Falla che narra la storia di Candela (la ballerina Esmeralda Manzanas), gitana andalusa innamorata di Carmelo (Álvaro Madrid) e promessa in sposa a un uomo che non ama, che a sua volta, è innamorato di Lucìa. Dopo diversi anni il marito di Candela viene ucciso dal marito di Lucìa. Candela sarebbe dunque finalmente libera di amare Carmelo, ma il fantasma di suo marito torna ogni notte e la costringe a ballare una danza forsennata (Danza del terror). Gli abitanti del villaggio rivelano a Candela che ciò è causato da una maledizione dovuta alle infedeltà reciproche dei due, e le viene indicata Lucìa come vero amore del marito; l’unico modo per liberarsene sarà danzare una danza rituale del fuoco (Danza ritual del fuego), ma anche questa non serve a liberare Candela dal fantasma di suo marito. Candela allora escogita un trucco: fingendo di organizzare un appuntamento tra Lucìa e il fantasma di suo marito, inizia a danzare (Danza del juego del amor) e l’anima di Lucìa viene rapita dal fantasma. Al sorgere dell’alba Candela e Carmelo sono finalmente liberi di amarsi.

Fantasmi, duelli, tormenti sono gli ingredienti di uno spettacolo breve (70 minuti) ma intensissimo dove i corpi vibrano sul filo del tempo nella danza gitana. Solo grazie all’ingresso in scena della Fattucchiera (Raquel Valencia) e alla catartica ed emblematica danza ritual del fuego, Candela si libera dal Fantasma del marito (il ballerino Miguel Ángel Rojas).  La storia si basa su una leggenda popolare, che lascia spazio a musiche del repertorio storico spagnolo creando un’atmosfera della tradizione iberica. I passi a due, assoli e scene corali hanno riempito il palcoscenico, i movimenti del corpo, i vestiti dei ballerini hanno creato uno scenario indimenticabile dentro la cornice dell’arena Sferisterio.

Il barbiere di Siviglia: melodramma buffo

Barbiere di SivigliaNon c’è due senza tre. Anche la terza recita per il MOF 2022 si è conclusa con l’ultima replica il 21 Agosto in concomitanza con la chiusura dell’intera rassegna operistica maceratese, la 58esima edizione.

Il barbiere di Siviglia andato in scena con un anno di ritardo rispetto all’iniziale programma, ha convinto, anche se con qualche perplessità e tanta voglia di osare.

Il melodramma buffo in due atti del compositore marchigiano Gioacchino Rossini, assente da oltre venti anni dal palco dell’Arena Sferisterio, non pecca di qualche sfumatura grigia. L’orchestra della Filarmonica Marchigiana, è diretta dal giovane Maestro Alessandro Bonato, mentre il coro lirico marchigiano Vincenzo Bellini è condotto dal Maestro Martino Faggiani.

Dalla cavatina di Figaro interpretato magnificamente da Alessandro Luongo (Largo al Factotum), alla piacevolissima La calunnia è un venticello, dall’allegra A un dottor della mia sorte fino all’amabile L’inutil precauzione, la trama lirica si tuffa dentro l’opera teatrale vestita nell’abito sconcio della soap opera televisiva. Scenografia azzimata, tra costumi di scena e movimenti libertini. Il Barbiere di Siviglia di Menghini ha formattato la sua impronta classica rossiniana per restituirci sicuramente un’opera contemporanea cucita su format televisivi, fiction, interviste e inserti pubblicitari. Lo schermo dentro lo schermo, l’opera rischia di sfuggire insieme alle sue “arie”. Un’interpretazione rischiosa senza dubbio, originale, giovane (regia, scene e costumi under 35) ha dato una sferzata di vitalità all’intero contesto, forse addirittura perdendo a volte il nucleo della burrascosa storia d’amore tra il conte d’Almaviva (Ruzil Gatin) e la bella Rosina (Serena Malfi) oppressa  da Don Bartolo (Roberto de Candia), tutore di lei. La visione registica racchiude la sua forza proprio nello stravolgimento dell’opera stessa, tentando di aderire da un lato alla lirica, ma allo stesso tempo c’è la pretesa e il coraggio di strappare le linee rette dell’opera rossiniana facendola curvare e raschiando persino i marciapiedi e andando ancora oltre, al margine dello scombussolamento consentito. Cinema e lirica anche qui si incontrano e si fondano. Forse è proprio il non-consentito ad aver affascinato, perturbato, mentre Pulcinella incredibile protagonista inatteso, è lo spettatore impassibile per tutta l’intera durata dell’opera, osservatore attento e liberatore del sogno d’amore di Rosina. Pulcinella-pubblico che salva l’opera che arrischia di diventare una soap opera. Il Barbiere di Daniele Menghini mette in scena un centro di produzione televisiva con tanto di lancio della diretta. Figaro è ubiquo, è dappertutto (factotum), agisce come un parrucchiere flamboyant nei vestiti e nelle e negli atteggiamenti trasportato sopra ad monopattino elettrico, è conduttore dello show F*cktotum”, mentre Bartolo è un imbonitore che vende prodotti per dimagrire a suon di televendite proiettate sugli schermi posti ai lati del palcoscenico, Basilio (Andrea Concetti), divertentissimo e musicalmente pregevole, un maturo e rockettaro autore di un singolo successo ( La calunnia) che cerca di tornare sulla breccia partecipando a programmi musicali di ogni tipo, mentre Rosina la protagonista della fiction, la troviamo in costume settecentesco (L’inutil precauzione).

MOF 2022Dentro questo scenario televisivo Almaviva corteggia Rosina proponendosi come un attore che sperimenta diversi travestimenti per raggiungere il suo scopo, da ragazzotto imbranato a fricchettone a interprete di soap opera. Una scenografia esagerata, con richiami sani al gender fluid, un moulin rouge, contemporaneo, tra Narcisi-selfie e un no-sense continuo tra stordimento e disperazione, dove un prete in gonnellino tatuato cerca salvezza nell’ossessione del telemarketing. Paura e delirio alla Las Vegas, contraddittorio e controverso. Un Figaro in versione Jesus Christ Superstar e una scuola di polizia corale e spettacolarizzata. Pulcinella trionfa dentro e fuori dal palcoscenico, fuori e dentro lo schermo salvando tutti e persino il pubblico stupito. Le scene  kitsch di Davide Signorini, i costumi immaginifici di Nika Campisi, le luci di Simone De Angelis ci restituiscono un immaginario quasi-trash, vivace e familiare per il pubblico del selfie.  L’immaginario dei reality show “mostrano” i mostri quotidiani dello spettacolo televisivo nel vorticoso avvicendarsi di situazioni e gag, in una sorta di ridda musical teatrale il cui motore resta comunque Figaro. Il nuovo allestimento del capolavoro di Rossini è dedicato alla memoria dell’anticonformista regista teatrale inglese Graham Vick. Un Barbiere di Siviglia che opera nella vita quotidiana di una “serie televisiva”, tra capricci delle star, vizi e virtù del mondo dello spettacolo. Un Barbiere nell’abito della telenovela che fa sorridere, pensare e sognare un Pulcinella-salvezza con il rischio di essere investiti da un’auto in corsa.

Foto: Luna Simoncini

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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.