La felicità non va interrotta, di Anna Bardazzi

Si intitola La felicità non va interrotta, ed è il libro di Anna Bardazzi portato in libreria qualche mese fa da Salani. Il volume è uscito nella collana Le stanze.

Alternando le voci delle due protagoniste, con La felicità non va interrotta Anna Bardazzi racconta il destino comune a tante donne che in ogni luogo devono lottare per una vita migliore. E mostra come, anche nel grigiore apparente di alcune storie, possa sempre brillare la luce della felicità, di relazioni nate per caso e coltivate nonostante le distanze, non solo geografiche.

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La felicità non va interrotta – Anna Bardazzi

La felicità non va interrottaQuando si incontrano per la prima volta, Lena è appena scesa da un aereo ed è una delle migliaia di minori bielorussi mandati in Italia a disintossicarsi dalle radiazioni di Chernobyl; Anna la sta aspettando con i suoi genitori, pronti a ospitarla per un mese, e ha un po’ paura che questa bambina biondissima sia venuta a rubarle l’amore della sua famiglia o, peggio, i suoi giochi.

Ma a entrambe basta un niente per superare la diffidenza e scoprirsi legate da un affetto indissolubile che le renderà ‘sorelle per sempre’, anche quando saranno lontane. Vent’anni dopo sono di nuovo in un aeroporto, stavolta a Minsk. Anna ha studiato Scienze politiche e sacrificato molto di sé per inseguire un sogno: combattere la dittatura che opprime la Bielorussia e salvare l’amica.

Ma anche se Lena è cresciuta tra mille difficoltà – la madre scomparsa, un fratellino disabile, una figlia da crescere da sola – il ruolo della vittima, dell’essere indifeso, proprio non fa per lei. Entrambe, a modo loro, sono due guerriere. Quando si riabbracciano, un’occhiata e tre parole pronunciate a fior di labbra sono sufficienti per capire che tutto sta per cambiare radicalmente. E che forse, prima di pensare agli altri, dovranno imparare a prendersi cura di loro stesse.

 

 

L’autrice

Anna Bardazzi è nata a Prato e, dopo dieci anni a Parigi (e due figlie), nel 2020 si è trasferita a Milano. Nel 1995 la sua famiglia ha ospitato per la prima volta una bambina nell’ambito del ‘Progetto Chernobyl’; molti altri sono seguiti nel tempo. Si è laureata in Scienze Politiche con una tesi su Lukashenko e ha insegnato a Minsk, alla facoltà di Relazioni Internazionali. Oggi si considera ‘quasi bielorussa’.

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