Stand by me, film di Rob Reiner che ha emozionato generazioni di spettatori, compie quest’anno 30 anni (era l’86 quando uscì in USA).
Un film bello e commovente non solo perché forte di un soggetto eccellente (un racconto di Stephen King), ma anche per una sapiente sceneggiatura e un cast azzeccatissimo, che comprendeva il compianto River Phoenix in uno dei suoi ruoli più celebri, quello di Chris Chambers, leader carismatico di un gruppetto di ragazzini di Castle Rock – il grande “eroe tragico” di King era proprio Chris, mentre nel film Reiner sposta l’attenzione sui drammi personali e famigliari del narratore, Gordie Lachance.
Un pezzetto di cuore lo abbiamo lasciato un po’ tutti in quella piccola cittadina statunitense e in quei giorni di fine estate del ’59, quelli che segnano l’epilogo della giovinezza e l’ingresso dei protagonisti nel difficile mondo degli adulti. Quando si è giovani tutto diventa un’avventura, anche la notizia del cadavere di un coetaneo abbandonato da qualche parte, poco distante dai binari della ferrovia: Ray Brower era scomparso qualche giorno prima e, ora, per Gordie, Chris, Teddy e Vern il ritrovamento del corpo potrebbe essere l’occasione giusta per mettersi finalmente in mostra e riscattarsi agli occhi della comunità.
Infatti, Stand by me parla anche di questo, di riscatto. I quattro hanno tutti un buon motivo per mettersi sulle tracce di Ray Brower: Gordie è un “bambino invisibile” dopo la morte del fratello maggiore, che ha imprigionato i genitori – in particolare la madre – in una cupa depressione; Chris proviene da una famiglia con una pessima reputazione e, quasi fosse ovvio, anche lui viene mal giudicato da tutti (in realtà, il personaggio è onesto e di buon cuore, l’unico che incoraggia Gordie a scrivere e a sfruttare le sue ottime qualità di narratore). Teddy, invece, è il figlio di un ex militare pazzo, rinchiuso in una clinica per malattie mentali: nonostante la follia del padre, che gli ha anche bruciato un orecchio appoggiandolo contro una stufa accesa, Teddy continua a difenderlo, sognando di seguire il suo esempio nell’esercito. Infine, Vern è lo sfigato della situazione: sovrappeso, imbranato, non particolarmente sveglio, è deriso dagli amici, in particolare da Teddy.
Ma Stand by me è anche un film sull’amicizia, quella più bella, ovvero tra ragazzini, quando i rapporti si basano sulla spontaneità, e le frustrazioni e le delusioni legate all’età adulta sono solo delle prospettive lontane e non possono in alcun modo intaccare i legami umani. «Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, ma chi li ha?» esclama un Gordie ormai cresciuto, dopo aver a lungo ripensato a quell’indimenticabile estate del ’59, lontana negli anni, ma non nel ricordo. È per questo che decide di scrivere un libro su quell’avventura e lo spunto arriva da una tragica notizia relativa al suo vecchio amico Chris Chambers, colui che aveva sempre cercato di sedare le liti, di rimettere le cose a posto; colui che aveva creduto in lui e che aveva spinto Gordie a coronare il suo sogno, quello di diventare uno scrittore affermato.
In Stand by me l’età dell’innocenza finisce e inizia quella delle responsabilità: la prima che i quattro si assumono è di segnalare con una telefonata anonima il ritrovamento del corpo di Ray Brower, senza sfruttare l’episodio per ottenere visibilità. Una scelta matura e ragionata, che riflette su ciò che è giusto e sbagliato: la prima di tante altre e future scelte, probabilmente non tutte altrettanto corrette. Ed è per questo che, come dicevamo, un pezzetto di cuore lo abbiamo lasciato anche noi a Castle Rock e lungo quel tragitto: perché siamo stati tutti bambini, abbiamo tutti sperimentato la gioia di un’età spensierata e la difficoltà del passaggio prima nell’adolescenza e poi nell’età adulta. Siamo stati tutti Gordie, Chris, Teddy o Vern e tutti abbiamo vissuto quel momento in cui ci siamo ritrovati da soli ad affrontare l’ignoto: un po’ come Gordie, nel momento in cui Chris scompare dalla sua vista e dalla sua vita, per ritornare decenni dopo, come un fantasma dal passato.