River Phoenix: nascita e morte di un mito

River Jude Phoenix nasce in Oregon nel 1970, dall’unione di John Bottom e Arlyn Dunetz, lui carpentiere californiano, lei segretaria newyorkese, che s’incontrano e decidono di sposarsi alla fine degli anni Sessanta. Il primo nome è ispirato al passaggio sul “fiume della vita” inserito nel romanzo di Herman Hesse, Siddharta; il secondo, alla canzone Hey Jude dei Beatles. Dopo River arrivano le sorelle Rain, Liberty e Summer e il fratello Joaquin – per un periodo Leaf – divenuto a sua volta un attore di successo.

Nel 1973, la famiglia si unisce a “I Bambini di Dio”, con a capo Moses Berg, noto alla cronaca per aver abusato delle sue due figlie: River rivelerà di aver perso la verginità a quattro anni e di aver subito violenze sessuali fino a dieci, quando i genitori si dissociano dalla setta, modificando il cognome in Phoenix, richiamo all’araba fenice, simbolo di rinascita.

Economicamente parlando, in quegli anni la famiglia non se la passa bene: River e Rain iniziano a suonare per strada per racimolare qualche soldo e, insieme agli altri fratelli, prendono parte a diversi provini per dei ruoli cinematografici. Un talent scout li nota e decide di scritturarli tutti. Dei cinque, River è senza dubbio il più talentuoso: si presenta a un’audizione con la sua chitarra e improvvisa un pezzo di Elvis Presley. La performance piace al produttore di Sette spose per sette fratelli, che decide di ingaggiare lui e Joaquin.

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 La notorietà arriva con Explorers (1985) di Joe Dante, a cui seguono The Mosquito Coast di Peter Weir e Stand by me di Rob Reiner, il primo tratto dall’omonimo romanzo di Paul Theroux, il secondo da un racconto di Stephen King: in Stand by me River è Chris Chambers, un adolescente perseguitato dalla cattiva fama della sua famiglia mentre, al contrario, è un ragazzo onesto, intelligente e maturo. Nel 1988 è la volta di Nikita – Spie senza volto di Richard Benjamin e Vivere in fuga di Sidney Lumet: per quest’ultima opera River è candidato al premio Oscar come migliore attore non protagonista, ma l’ambito premio viene assegnato a Kevin Kline per Un pesce di nome Wanda. Un paio d’anni dopo, Phoenix e Kline recitano insieme in Ti amerò… fino ad ammazzarti, divertente commedia di Lawrence Kasdan.

Se il nome di River Phoenix entra nella lista dei migliori attori della sua generazione è grazie alla partecipazione a Belli e dannati di Gus Van Sant, nel 1991, dove veste i panni di Mike Waters, un ragazzo narcolettico che si prostituisce per le strade di Portland. Negli anni che seguono, River interviene in altre quattro pellicole: Dogfight (1991), I signori della truffa (1992), Quella cosa chiamata amore (1993) e Silent tongue, uscito postumo nel 1994. L’anno scorso è poi giunta la notizia del completamento, dopo vent’anni, di Dark blood di George Sluizer, rimasto incompiuto proprio a causa della prematura morte dell’attore.

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Artista versatile, River passa con facilità dalla tipica commedia americana degli anni Ottanta, al poliziesco, al genere drammatico- avventuroso, a quello più romantico e al cinema d’azione. Forse è in Belli e dannati che riesce a esprimere al meglio la sua personalità e il suo tormento interiore: la sua figura fu a lungo associata a uno stile di vita corretto e salutare – fu uno dei maggiori sostenitori della dieta vegana, oltre che della PETA – e proprio per questo la sua morte scosse fortemente l’opinione pubblica, incredula di fronte al crollo dell’immagine perfetta che l’attore aveva dato di sé nel corso della sua carriera artistica.

Nel 1993, apre sulla Sunset Strip in West Hollywood un locale, il Viper Room. La sera del 30 ottobre River è sul posto con un gruppo di amici, tra cui Johnny Depp (che è anche uno dei proprietari dell’esercizio), la fidanzata Samantha Mathis, Joaquin,  Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers, John Frusciante e il cantante degli Slipknot, Corey TaylorAd un tratto, l’attore esce in strada in condizioni preoccupanti, ma nessuno pensa che la situazione possa degenerare. Invece, River Phoenix muore sul marciapiede davanti al locale la mattina del 31 ottobre 1993, nonostante il disperato appello del fratello al 911. La causa della morte fu un’overdose di eroina e cocaina (il nome esatto del mix letale è speedball): nel sangue dell’attore vennero trovate dosi massicce delle due droghe, insieme a tracce di cannabis e crystal meth.

La vita di chi è con lui quella sera cambierà radicalmente negli anni avvenire: Joaquin abbandona lo star system, finché Van Sant lo chiama per un ruolo in Da morire, mentre per Flea la morte dell’amico fraterno è l’inizio di un lungo periodo di depressione. John Frusciante viene risucchiato nell’abisso, apparentemente senza fondo, della tossicodipendenza, dal quale riuscirà a riemergere solo alla fine degli anni Novanta: con River, il musicista aveva inciso un paio di pezzi, Well I’ve been e Height down, contenuti in Smile from the streets you hold. Prima del decesso, River era già stato scritturato per Intervista col vampiro (il suo ruolo fu assegnato a Christian Slater, il quale donò il suo intero stipendio a Earth Save e Earth Trust, due enti di beneficenza particolarmente amati da Phoenix), Poeti dall’inferno e Ritorno dal nulla (in entrambi i casi, fu sostituito da Leonardo Di Caprio). 

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