Roman Polanski non sarà estradato negli USA. Lo ha stabilito il giudice della Corte di Cracovia, in riferimento alla condanna per aver stuprato, nel 1977, l’allora 13enne Samantha Geimer.
La decisione del tribunale non è definitiva e può essere ancora sottoposta ad appello: se verrà respinta, la competenza passerà al Ministero della Giustizia. La richiesta di estradizione era partita un anno fa, dopo che l’82enne regista di Venere in pelliccia aveva partecipato all’inaugurazione del Museo della storia degli ebrei a Varsavia.
Il caso Polanski è assai controverso. Il cineasta è accusato di aver violentato Samantha Geimer durante una seduta fotografica nella villa dell’attore Jack Nicholson, probabilmente sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Dopo essersi dichiarato colpevole, Polanski venne rinchiuso per 42 giorni nel carcere di Chino in attesa di una valutazione psichiatrica, salvo poi essere rilasciato in libertà condizionata. Polanski, temendo che il giudice ritornasse sui suoi passi, decise di fuggire dagli Stati Uniti e di rifugiarsi in Francia, evitando da allora tutti i paesi nei quali potesse rischiare di essere estradato.
Nel 2009 venne arrestato a Zurigo, ma venne liberato nel 2010 dopo che le autorità svizzere decisero di non procedere alla richiesta del governo degli Stati Uniti. Ora la travagliata vicenda giudiziaria di Polanski si arricchisce di un nuovo capitolo, con il rifiuto del Tribunale di Cracovia di concedere l’estradizione. Si tornerà finalmente a parlare del regista per i suoi film?
A proposito, le ultime news davano Polanski al lavoro sul progetto An officer and a spy, film sullo scandalo che scoppiò in seguito al presunto tradimento di Alfred Dreyfus, un ufficiale di artiglieria ebreo alsaziano, accusato di spionaggio a favore dell’Impero Tedesco.
Roman Polanski: Cracovia nega l'estradizione negli USA
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